Anche a Milano si è ricordato il ragazzo morto a Istambul dopo 269 giorni di coma. Berkin Elvan, venne colpito da un lacrimogeno sparato dalla polizia lo scorso 16 maggio durante le manifestazioni anti-governative in difesa del Gezi Park.
Le proteste erano scoppiate quando il governo aveva reso noto di voler costruire un centro commerciale al posto dello storico parco. Il ragazzino era uscito di casa per andare a comprare il pane come tutti i giorni. Non sapeva che non vi avrebbe mai più fatto ritorno.
Le comunità turche nel mondo
A Milano, come in molte altre città dove sono presenti numerose comunità turche, si sono formati capannelli e presidi di persone per commemorare questa giovane e casuale vittima. Frustrazione e indignazione sono un sentimento comune. Molti turchi non vogliono accettare che una manifestazione a difesa di uno spazio verde, possa esser stata repressa con così tanta fermezza e violenza. Questi additano il primo ministro Erdogan come responsabile principale della morte di Berkin e delle altre sette vittime delle manifestazioni della primavera scorsa. Fu infatti lo stesso primo ministro a dare direttamente l’ordine di disperdere i manifestanti di Istambul con lacrimogeni e cariche violente.
Nuove proteste ad Istambul
La notizia della morte del ragazzino, che in ospedale a gennaio aveva compiuto 15 anni, e che nel frattempo era diventato per gli oppositori del governo un simbolo, ha scatenato una nuova ondata di proteste in Turchia. Miglialia di persone si sono riversate in strada gridando il suo nome. Chi tenendo tra le mani una fotografia del ragazzo, chi con un pezzo di pane. La polizia turca è intervenuta con varie cariche per disperderli. La madre del ragazzo ha dichiarato: “Non è stato Dio, ma Erdogan a prendermi mio figlio”.