I Royal Blood: sono Mike Kerr (voce e basso) e Ben Thatcher (batteria), neoformazione rock del 2013. Questi due ragazzi, con un solo un anno di attività alle spalle, dominano le classifiche inglesi con il loro primo singolo “Figure It Out“. Il loro album è stato votato dai lettori di NME disco dell’anno e il loro tour inglese ha segnato il sold out dopo soli due minuti dalla messa in vendita dei biglietti. Nonostante tutto, Mike e Ben non si sono montati la testa e continuano a vivere nella piccola Brighton.
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C’è qualcosa in particolare che vi spinge a vivere e lavorare in questa cittadina, tanto da non preferire la vicina Londra?
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Non ci sono molti gruppi con una formazione a due: il paragone da parte dei media con i White Stripes, i Black Keys o i vostri concittadini, i Blood Red Shoes, è stato inevitabile. Vi ispirate a queste band?
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Ve la cavate da soli o vi state guardando intorno per un terzo componente, almeno per quando vi esibite dal vivo?
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Mike, il suono che riesci a ottenere dal tuo basso è qualcosa di molto strano, qualcosa che è a metà tra un basso e una chitarra. Sentendovi in radio poi, si sente tanto di quel rumore che non ci si aspetterebbe mai che provenga da due soli strumenti. Come siete arrivati a un suono del genere?
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E i Royal Blood sono davvero così caotici e confusionari come la loro musica, o apprezzate anche la musica classica, le serate tranquille o un buon libro?
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Ciò che ha stupito molto tutti è il fatto che siete riusciti, in meno di un anno, ad attirare l’attenzione di band ben affermate nell’industria discografica, che hanno deciso di pubblicizzarvi spontaneamente. Come è accaduto?
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Sapevate che Matt Helders, batterista degli Arctic Monkeys, avrebbe indossato una vostra maglietta a Glastonbury quest’anno?
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Secondo Official Charts Company il vostro è stato l’album di debutto di un gruppo rock britannico che ha venduto più copie e più velocemente dai tempi di Noel Gallagher, già famoso per gli Oasis. Ve lo aspettavate?
