Dagli anni Ottanta ad oggi l’atteggiamento di Milano nei confronti dell’organizzazione di concerti rock è cambiato radicalmente. Milano ospita The Rock City, una mostra fotografica allo spazio Hernandez Art Gallery curata da Luigi Pedrazzi, per raccontare una fortunata stagione della musica dal vivo in città: dagli anni Ottanta ai primi Duemila. Sono tantissime le star del rock passate sui palchi meneghini, da Patti Smith a David Bowie, da Frank Zappa a Peter Gabriel e sono tutte ritratte negli scatti di Massimo Barbaglia, Gigliola Di Piazza, Bruno Marzi e Angelo Radaelli. Abbiamo chiesto a Consuelo Hernandez, direttrice artistica della galleria Hernandez Art Gallery, di raccontarci come nasce l’idea della mostra e cosa ne pensa della situazione del rock a Milano oggi.
La situazione dei concerti rock a Milano
Gli spazi destinati alla musica live sembrano essere in diminuzione. Se da un lato sopravvivono le grandi istituzioni per la musica classica, come la Scala o il Conservatorio, dall’altro non esiste ancora un luogo designato dal Comune che sia destinato ad ospitare grandi eventi di musica rock. Negli ultimi vent’anni Milano è cambiata moltissimo e gli spazi per i concerti non sono certo stati risparmiati: c’era il Rolling Stone in corso XII marzo, c’era il Palasharp in via Sant’Elia, c’era il Rainbow in via Besenzaica. Oggi tutti questi luoghi non sono più adibiti all’ascolto della musica. Artisti come Santana e i Led Zeppelin hanno suonato al Velodromo Vigorelli, altro spazio ormai non più utilizzato per concerti; bellissimi concerti hanno avuto luogo all’Arena Civica, mentre oggi la sua unica destinazione è quella sportiva.
Ora, senza lasciarsi prendere dalla nostalgia, proviamo ad immaginare dove si svolgerebbero concerti leggendari come questi: forse all’Alcatraz, rassegnandosi alla legge del sold out entro poche ore dall’apertura degli acquisti, oppure allo stadio San Siro, ignorando le continue lamentele dei residenti della zona infuriati per l’elevato volume acustico.
Cosa ne pensano gli organizzatori di concerti
Abbiamo chiesto a Claudio Trotta, organizzatore di grandi concerti e fondatore della Barley Arts se Milano è ancora una città capace di attirare grandissime personalità del rock internazionale.
“Io faccio questo lavoro da quarant’anni e riconosco cambiamenti dovuti a fattori antichi, recenti e recentissimi che hanno contribuito a creare questa situazione. In ordine sparso: fino a dieci anni fa prima di utilizzare San Siro per ospitare un concerto ci si pensava due volte. Oggi a San Siro suona chiunque, riempiendo la metà dei posti vendendo i biglietti e l’altra metà con gli omaggi. Quindi “La Scala del calcio” oggi è un teatro di concerti svilito, utilizzato anche per concerti che non lo meriterebbero, l’ultimo che mi viene in mente è quello di Rihanna.”
Altro tema caldo è quello dei volumi acustici dei concerti, degli orari, e in genere delle limitazioni. Cosa ne pensa?
“Credo che andrebbe ribaltato il punto di vista. La città e l’amministrazione pubblica, in occasione dei grandi concerti, puntano l’attenzione su come non disturbare il vicinato per far stare tranquille, in quelle tre ore di concerto, le persone che hanno comprato casa nelle adiacenze dello stadio San Siro. Case che, probabilmente, sono state costruite male, senza tener conto di molti fattori come l’isolamento acustico e via dicendo. Invece l’importante, secondo me, dovrebbe essere garantire a quelle 60mila persone che hanno pagato il biglietto di godere del concerto.”
Quindi, se è un dato che Milano ha perso la sua centralità nell’ambito dei concerti, nessuno nel mondo dell’amministrazione sembra preoccuparsene, segno di una mancanza di attenzione da parte del Comune in questa direzione.
“Quasi ovunque la musica è considerata una professione seria. Qui invece non c’è mai stata una vera politica culturale, siamo continuamente in balìa di cambiamenti di giunte, di regole. Se sale in carica un sindaco appassionato di una cosa, viene rivolta maggiore attenzione a quell’aspetto, ma non esiste un progetto che valorizzi e difenda il settore della musica. E dunque non ci sono strutture che nascono per ospitare concerti, non ci sono leggi che regolino questa attività, non esistono procedure ad hoc. Si tratta di un problema culturale: per raccogliere consensi vengono organizzati concerti gratuiti che gratuiti non sono o manifestazioni come MITO che portano via risorse e “imbastardiscono” il mercato offrendo biglietti con prezzi assurdi. Così si rinuncia completamente ad investire denaro per la costruzione di strutture dedicate alla musica o per la formazione professionale di operatori del settore.”