Occhi azzurri, capelli biondo cenere, perfetta padronanza dell’inglese. Sembra tutto fuorché italiano. Eppure Stefano Laruccia, in arte Steve Howls è, come si definisce egli stesso, un “ragazzo di periferia”, nato a cresciuto a Paderno Dugnano, in provincia di Milano.
Chitarra e voce– “Steve Howls” è il suo progetto solista che, a detta di molti critici musicali che seguono la scena indie, sarebbe una vera e propria rivelazione. Stefano canta in inglese e usa la chitarra acustica in modi diversi, spesso più come una percussione che come uno strumento a corde. I suoi brani sono pertanto intrisi di sperimentalismo; possono saltare da ritmi molto serrati a momenti di fragile quiete. Steve Howls ama definirli “racconti”, modi di fossilizzare esperienze della propria esistenza.
Copenaghen– Dopo anni a suonare la chitarra elettrica, confondendosi tra i componenti di giovani band, Stefano ha fatto le valigie ed è sbarcato a Copenaghen, dove si è fermato per sei mesi. Lì ha trovato l’ispirazione per scrivere canzoni tutte sue, esplorare la chitarra acustica, conoscere altri cantautori. Afferma di aver dedicato tutta la permanenza alla musica, oltre che alle gite in bicicletta. Ricco di nuove esperienze, ha deciso di far ritorno nella piccola realtà di Paderno Dugnano, dove abita con la famiglia. Nel giro di un anno, partecipando a diversi festival, ha avuto modo di farsi notare e di passare sotto contratto.
L’EP e il tour– Il 28 ottobre ha pubblicato il suo primo EP via Sherpa Records, dal titolo “Holding back my days”, composto da quattro brani: White Walls, Keep On Walking, These Clouds, Sailors. Ora, Steve Howls sta girando l’Italia con la chitarra in spalla. A noi racconta di essersi particolarmente emozionato quando, a settembre, ha aperto il concerto di un gruppo il cui pubblico era composto esclusivamente da tredicenni alle prese con i propri smarthpones; “Mi hanno ascoltato e dopo la prima canzone, ho sentito qualcuno che diceva “questo qui è veramente bravo!” “.