Milano – Negli ultimi quarant’anni il mondo del teatro ha accolto l’innovazione tecnologica, che ha drasticamente cambiato il modo di lavorare. I tecnici sono sempre stati all’avanguardia sulle nuove tecnologie. Abbiamo intervistato Nando Frigerio, direttore tecnico, light designer storico del Teatro Elfo Puccini e tra i più importanti rappresentanti milanesi nel suo campo. Abbiamo parlato dell’argomento anche con Giuseppe Marzoli, fonico e sound designer freelance, e con Francesco Frongia, regista teatrale e videomaker.
Teatro al passo coi tempi
Il mondo dello spettacolo è molto legato ai propri strumenti tecnici, che sono anche strumenti espressivi. Per questo motivo, da quarant’anni a questa parte, è stato necessario per gli addetti ai lavori tenersi sempre aggiornati e modificare il proprio modo di lavorare. Nando Frigerio, entrato nell’universo teatrale come elettricista nel 1980, è uno dei più indicati a commentare come il lavoro sia cambiato da allora ad oggi.
Se la struttura generale dell’allestimento, ovvero della costruzione di uno spettacolo, è rimasta pressoché invariata, le nuove tecnologie hanno molto aiutato parte della sua pianificazione e della successiva realizzazione pratica. Nando Frigerio ammette di non usare molto programmi digitali di visuals: preferisce un approccio tradizionale alla costruzione del piano luci, ovvero l’organizzazione di fari e proiettori sulle americane, toccando con mano e guardando dal vivo il frutto del suo lavoro, lasciando ad altri l’uso dei software. Tuttavia, si tratta di utili aiuti, soprattutto per chi si avvicina al mondo dell’illuminotecnica al giorno d’oggi, che spesso sono nativi digitali e per tanto abituati a lavorare col computer. Al momento della messa in scena vera e propria, invece, programmi e nuove tecnologie hanno facilitato enormemente il lavoro del tecnico: le nuove consolle automatiche possono superare i limiti umani e diminuirne gli errori, mentre un tempo era impossibile fare certi movimenti e cambi di luci, soprattutto per una questione di manualità.
Il fonico tra due epoche
Giuseppe Marzoli, fonico e sound designer freelance, da anni collabora con molti teatri e compagnie. “Le imprese produttrici si sono evolute verso soluzioni sempre più “plug and play”, ovvero verso macchine sempre più predisposte all’utilizzo immediato e preconfigurato. È finita l’epoca del fonico – apprendista stregone dell’elettronica, sempre con un saldatore in mano.” commenta Marzoli “Si è invece diffusa rapidamente (e finalmente!) la cultura acustica, sonora e musicale. Una modalità più rigorosa e scientifica di pensare il lavoro.”
Marzoli ritiene che anche il suo secondo lavoro di sound desiger sia cambiato in base alle nuove tecnologie. “Un tempo, se ti serviva un certo suono, l’unica possibilità era registrarlo e crearlo. Esistevano poche librerie di effetti sonori, su nastro o su vinile. Le possibilità di modifica e lavorazione del suono erano limitate ed estremamente costose.” ricorda Marzoli “La rivoluzione informatica ha spazzato via tutto questo in breve tempo. Oggi è tutto più semplice, perché il suono è un file e come tale facilmente reperibile, duplicabile e manipolabile. Si diffondono le librerie di effetti sonori e di production music.”
Tecnologia e linguaggio
Ma non è solo l’ambito dell’illuminotecnica e della fonica ad essere cambiato: è l’intero mondo del teatro a essere stato drasticamente modificato. Dal punto di vista produttivo, sebbene i costi umani siano sempre al centro dell’attenzione, sono insorti nuovi capi di spesa per mantenere aggiornati i software, i programmi e le macchine, nonché per i corsi d’aggiornamento dei tecnici, ma sono emerse anche nuove possibilità di risparmio. Intere branche del mestiere, ad esempio quelle dei grandi laboratori scenografici, sono passate dall’essere egemoni al doversi per forza rapportare con nuovi mestieri e nuove figure professionali, come gli scenografi digitali e i filmakers.
Francesco Frongia, regista teatrale e videomaker, nei suoi spettacoli mescola scenografie tradizionali e videoproiezioni, muovendosi continuamente tra il reale e il virtuale. “L’uso delle proiezioni negli spettacoli permette di integrare la scenografia tradizionale con nuovi strumenti che moltiplicano le dimensioni dello spazio teatrale e possono arrivare ad alterare la percezione dello spettatore. La scena può, ad esempio, diventare la rappresentazione di uno stato d’animo, di un sogno o di un’emozione. Questo amplia la gamma degli strumenti a disposizione del regista per ricreare e re-inventare la magia del teatro.” dice Frongia.
Il processo di invenzione e di creazione di una regia teatrale ne esce molto modificato. “Gli attori nel teatro contemporaneo non sono più i soli creatori di significato attraverso la parola.” continua Frongia “I generi, le discipline, i linguaggi, il virtuale e il reale possono trovare oggi attraverso l’uso degli strumenti multimediali una nuova dimensione in cui i confini sfumano e dove gli stili si trasformano e i significati si rinnovano.”