Si tratta di un vero allarme miele quello che sta colpendo il settore apicoltori italiani e i dati 2017 pubblicati da Conapi (Consorzio nazionale apicoltori) che riunisce più di 600 apicoltori e oltre 90mila alveari in tutta Italia, sono disastrosi. La produzione del miele d’acacia, solo per citarne uno, ha raggiunto il minimo storico: -30% rispetto al 2016 e -70% rispetto al 2015.
A fronte di questi dati sconfortanti, come reagiscono i piccoli produttori locali che da anni lavorano il miele come un prezioso tesoro naturale? Lo abbiamo chiesto ad un apicoltore lombardo che da trent’anni lavora nell’azienda di famiglia.
Quali sono le cause dell’allarme miele?
La causa che più duramente ha influito sulla crisi della produttività resta l’andamento climatico. La siccità estiva ha colpito soprattutto le regioni del Centro Nord mettendo in ginocchio la produzione del miele d’acacia in Trentino, miele di Tiglio in Emilia Romagna, del miele di bosco ed il noto millefiori. Regge invece la produzione al sud con il miele d’agrumi in Calabria, Sicilia e Sardegna.
Ma il clima non è l’unica causa. I pesticidi infatti rimangono nella pole position delle cause più significative. Uno studio condotto in tutto il mondo ha rilevato che il 75% dei campioni di miele analizzati è contaminato da pesticidi neonicotinoidi.
Il pericolo dei pesticidi
La rivista Science ha pubblicato un’indagine in cui si afferma che i pesticidi neonicotinoidi sono presenti in gran parte del miele prodotto nel mondo, soprattutto in quello di Europa, Usa e Asia. I neonicotinoidi sono insetticidi fortemente neurotissici derivati dalla nicotina, introdotti come alternativa sicura al DDT e possono essere utilizzati in diverse maniere: spruzzato sulle foglie, messi nel suolo in maniera granulare o usati per trattare i semi. Sebbene si tratti di una concentrazione inferiori a quelle ammesse dalle autorità UE per il consumo umano, si tratta di una contaminazione pericolosa per gli insetti impollinatori.
L’aumento dei prezzi del miele
L’effetto principale dell’allarme miele 2017 è di certo l’aumento dei prezzi. Si stima infatti che quest’anno sugli scaffali dei supermercati il miele porterà un rincaro del 15% – 20% rispetto all’anno precedente e non è il solo effetto negativo. Il secondo punto è l’importazione di miele non made in Italy o ancora peggio extra UE. Questo non significa che il miele estero sia necessariamente meno pregiato del nostrano ma la preoccupazione principale è l’importazione di miele da paesi che non conoscono la materia prima e la lavorano secondo dei dettami industriali che poco hanno a che fare con la capacità artigianale degli apicoltori italiani portando così alla vendita di miele di bassa qualità.
La tutela del miele
Di recente la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha richiesto un aumento di 47 milioni di euro l’anno per i programmi nazionali apicoltura che darebbero un grande aiuto soprattutto su due temi sensibili: la salute delle api e la contraffazione.
La contraffazione consiste nel miscelare poca quantità di miele pregiato con un miele di bassa qualità spesso addolcito e extra zuccherato in modo che il prodotto finito risulti un miele identico a quello classico (venduto a prezzi sleali) la cui lavorazione ha richiesto meno esperienza, tempo e investimenti.
L’europarlamentare ungherese Norbert Erdos, che fa parte della Commissione Agricoltura, ha chiesto che “le imprese di confezionamento che trattano anche miele di importazione siano sottoposte ai controlli dell’Unione sulla sicurezza alimentare” e si auspica che l’Unione vieti al più presto la vendita di miele filtrato con resine sintetiche poiché questo non contiene alcune sostanza di valore biologico.