Biotestamento: milanesi tutti favorevoli

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La morte di Patrizia Cocco non ha lasciato indifferenti gli studenti e il personale dell’Università Bicocca di Milano, complice anche il grande dibattito che ha sempre generato il tema della morte assistita. Dopo l’entrata in vigore della legge sul Biotestamento, del 31 Dicembre 2017, il dibattito non ha intenzone di sedarsi.

La stragrande maggioranza degli intervistati si è trovata totalmente soddisfatta e favorevole all’entrata in vigore della legge sul Biotestamento, reclamando il fatto che non ci sono scuse per dire no. Per non rispettare le volontà del malato di accettare o rinunciare a determinare cure, di chi è arrivato al momento più difficile della vita e non ha parole per far dire le sue volontà.

La legge sul Biotestamento

Il testo premette che la legge tutela il diritto alla vita, alla salute, ma anche il diritto alla dignità e all’autodeterminazione, il testo dispone che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata. È promossa e valorizzata la relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico il cui atto fondante è il consenso informato. Nella relazione di cura sono coinvolti, se il paziente lo desidera, anche i suoi familiari e conviventi o compagni. Il consenso informato è documentato in forma scritta. Nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non lo consentano, viene espresso mediante videoregistrazione o dispositivi che la consentano. La volontà espressa dal paziente può essere sempre modificata.

Il primo “caso”, la morte di Patrizia Cocco

Ha combattuto per cinque anni la sua battaglia contro la Sla, poi ha scelto di dire basta e di staccare la spina. Appena ha potuto grazie alla nuova legge sul Biotestamento. “Aspettava da anni; Sentiva di essere imprigionata nella malattia, dentro la quale sopravviveva a una vita che lei in quelle condizioni non voleva più vivere” dice il suo legale. Così Patrizia Cocco, nuorese di 49 anni, sabato scorso ha ripetuto quattro volte “Sì” ai medici per rinunciare alla ventilazione meccanica e dare inizio alla sedazione palliativa profonda. È la prima volta in Italia dopo l’entrata in vigore della legge sul fine vita.

Un altro “caso”, DJ Fabo

Dj Fabo aveva chiesto più volte di morire, chiedendo aiuto a tanti, fino all’ultimo appello rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una decisione presa quando, dopo il grave incidente che nell’estate del 2014 lo aveva reso cieco e tetraplegico, aveva avuto la certezza di una condizione irreversibile, e che la sua vita poteva essere solo quella di un uomo con la mente lucida ma “prigioniero del suo corpo”. Da allora la battaglia personale di Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, si è intrecciata con quella politica per regolamentare l’eutanasia e permettere a ciascun individuo di essere libero di scegliere. Fabo dopo il terzo rivio del disegno di legge sul Biotestamento fu costretto ad andare in Svizzera per effettuare l’eutanasia.

dj Fabo ci lascia prima della legge sul Biotestamento

dj Fabo ci lascia prima della legge sul Biotestamento

Il dibattito intorno all’eutanasia continua a imperversare nel nostro Paese, nonostante gli appelli che regolarmente vengono lanciati da chi si trova in una condizione fisica alla quale viene preferita la cessazione della vita. Questo tema è da anni sulla bocca di tutti per il suo tema controverso e le polemiche non accennano a diminuire.

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