Meng Wanzhou: arrestata la numero due di Huawei

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Vancouver, 1 dicembre 2018 – Mentre attende un volo nell’aeroporto della metropoli canadese, Meng Wanzhou, figlia del fondatore di Huawei e vicepresidente e direttrice finanziaria dell’azienda, viene arrestata.

Meng WanzhouL’ARRESTO

A richiedere l’arresto della donna sono le autorità statunitensi, che ne chiedono l’estradizione negli Stati Uniti.
Inizialmente non vengono fornite motivazioni circa l’arresto, finché non è il senatore repubblicano Ben Sasse a rompere il silenzio: Sasse ha ringraziato gli alleati canadesi per aver arrestato uno dei capi di una grande società cinese che ha violato le sanzioni che l’America ha imposto all’Iran.
Le sanzioni statunitensi, infatti, non si rivolgono esclusivamente a cittadini e aziende americani, ma anche a qualsiasi società (ovunque sia la sede) che effettua transazioni in dollari, che ha sedi in territorio americano o, come nel caso di Huawei, a cui è concesso utilizzare brevetti americani.
In passato Sasse aveva già accusato la Cina di minare gli interessi di sicurezza nazionale americani, aggiungendo che né gli Stati Uniti, né i loro alleati potevano continuare a far finta di niente.

L’ACCUSA

È dal 2013 che la società cinese è nel mirino delle autorità americane, da quando un’inchiesta pubblicata dall’agenzia Reuters ha accusato Huawei di essere coinvolta in un affare da più di un miliardo di dollari con il più grande operatore telefonico iraniano: Mobile Telecommunication Company of Iran.

Stando all’inchiesta, nel 2010 Huawei avrebbe usato Skycom Tech, un gruppo di telecomunicazioni che tra il 2008 e il 2009 ha visto ai suoi vertici proprio Meng Wanzhou, per fare affari con la società iraniana.
Proprio nel 2010 la International Company Profile, società di intelligence finanziaria britannica, aveva etichettato Skycom Tech come “sussidiaria di Huawei”.

Ad aggravare la situazione, i federali hanno scoperto altre transazioni che sembrano legare Huawei con società iraniane monitorando la banca londinese HSBC Holdings.
HSBC, al momento, non sembra essere indagata.

Negli ultimi anni Huawei è stata boicottata da diverse nazioni per la poca trasparenza circa alcune transazioni e per la poca fiducia in merito a questioni di sicurezza e privacy.
Primi su tutti, gli Stati Uniti, che hanno vietato a tutti i funzionari del governo di acquistare prodotti Huawei. A inizio 2018 due grandi compagnie di telecomunicazioni americane, Verizon e AT&T, hanno smesso di distribuire prodotti Huawei.
L’Australia e la Nuova Zelanda hanno tolto a Huawei il permesso di lavorare alle loro reti 5G, direzione in cui gli Stati Uniti si erano già mossi, incitando i loro alleati a fare lo stesso.

MENG WANZHOU RIMANE IN CANADA

Mentre gli USA ne richiedevano l’estradizione, dal 7 all’11 dicembre si è tenuta un’udienza per decidere se rilasciare Meng Wanzhou. Alla fine si è deciso di rilasciarla su cauzione di 10 milioni di dollari canadesi. La donna però non può lasciare l’area di Vancouver e deve indossare un dispositivo di localizzazione.

All’inizio di gennaio è stata diffusa la notizia dell’arresto di tredici diplomatici canadesi in Cina, di cui otto già rilasciati.

  • Gregorio Acampora

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