In seguito agli attentati di Parigi, molti esponenti politici hanno chiesto che venga esposto un crocifisso in tutte le aule scolastiche. Il quotidiano La nazione ha lanciato l’iniziativa “Presepiamoci”, che invita i ragazzi a condividere su internet le foto dei loro presepi. A Rozzano il preside di una scuola ha proposto la sostituzione del Natale con la Festa d’Inverno. In Italia è nato un acceso dibattito sulla difesa dei nostri valori e della nostra tradizione, mentre nelle scuole l’educazione religiosa è sempre più difficile da gestire. Sono in costante aumento le classi che ospitano la maggioranza di studenti stranieri. Cosa fanno i presidi e gli insegnanti di scuole multietniche per affrontare il problema?
Il crocifisso in difesa dei nostri valori
La polemica è diventata nazionale dopo i fatti di Rozzano, dove il preside Marco Parma è stato accusato di voler “cancellare il Natale”, nel rispetto delle altre religioni presenti nell’istituto, dove c’è un’alta presenza di alunni extracomunitari. La proposta del massimo dirigente scolastico non è stata in realtà quella di rimuovere il crocifisso (assente da anni nelle aule), bensì quella di festeggiare una più “laica” Festa d’Inverno, da celebrare il 21 gennaio, opponendosi a due mamme che hanno chiesto di poter insegnare dei canti religiosi ai bambini.
Gli attacchi terroristici di Parigi hanno spinto diversi politici a difendere a gran voce i nostri valori, identificandoli con quelli del cristianesimo. La risposta alla minaccia Isis, e più in generale all’emergenza immigrazione, in questo caso sarebbe il ricollocamento del crocifisso in tutte le aule scolastiche, nonché l’incentivazione a fare il presepe.
Ad annunciare le verifiche sul posto ci ha pensato il sindaco di Padova Massimo Bitonci (Lega Nord): “Lunedì iniziano i controlli nelle scuole. Le nostre tradizioni cattoliche si mantengono e si insegnano. Non si cancella il Natale e si tolgono i crocefissi solo perché a qualcuno dà fastidio. Non sono d’accordo? Possono sempre tornare da dove arrivano”.
A questo proposito si è espresso Evagelista Campagnolo, coordinatore provinciale di Forza Italia Giovani, che inneggiando a una presunta “cristianofobia” chiede un presepe in ogni scuola, come già aveva fatto il quotidiano La Nazione.
Una fetta della politica italiana, con in testa Matteo Salvini, si è mobilitata molto per i fatti di Rozzano, sostenendo che il nostro paese debba difendersi in tutti i modi da una minaccia che, dopo il 13 novembre, si è fatta più incombente.
Il momento è certamente delicato, ma la nostra identità e la nostra tradizione sono realmente in pericolo? E come viene affrontata l’educazione religiosa in aula?
Cresce il numero dei bambini stranieri nelle scuole
Nelle scuole dove vi è una forte presenza multietnica la situazione non è così semplice. Sono sempre di più le classi dove gli alunni di religione diversa dal cristianesimo superano il 50%.
In Italia l’incremento complessivo della presenza degli alunni stranieri nell’ultimo anno è stato del 6,5%, dovuto essenzialmente agli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia. Mentre negli anni precedenti l’incremento della presenza degli stranieri nelle scuole italiane era dovuto principalmente all’immigrazione, più di recente l’evoluzione del fenomeno vede un incremento degli stranieri di seconda generazione.
Se il fenomeno prosegue con identico trend, si può ipotizzare che nei prossimi anni il numero degli studenti nati in Italia sarà pressoché identico a quello degli studenti stranieri nati all’estero, se non si registrerà addirittura il “sorpasso”.
Ma a quale religione appartengono gli alunni stranieri? Nelle ultime settimane si è parlato di un’invasione di musulmani nel nostro paese. Al contrario, la maggior parte degli immigrati appartiene alla religione cristiana, provenienti dall’Europa dell’Est, dal Sud America e dalle Filippine. Uno studio pubblicato lo scorso ottobre dall’Istat, aiuta a conoscere il fenomeno migratorio e i processi di integrazione attraverso l’analisi della componente religiosa e di genere in Italia. Questa tabella mostra con chiarezza i risultati dell’indagine.
Tra il 2011 e il 2012, secondo le stime campionarie dell’Istat, il 56,4% dei cittadini stranieri con più di 6 anni e residenti in Italia si è dichiarato cristiano, poco più di due milioni di persone.
La scuola Luigi Cadorna, esempio d’integrazione sociale e religiosa
Un esempio nel milanese. Alla scuola elementare Luigi Cadorna, compresa tra le case popolari di San Siro e la zona Fiera, con le sue famiglie agiate, c’è il 40% di bimbi stranieri, appartenenti a ben 25 etnie diverse, mentre la media nelle altre scuole è del 18,6%. In un contesto di questo tipo, non è facile coniugare le diverse esigenze culturali. “Gli italiani delle scuole private sono tornati a iscrivere i propri figli da noi“, ha dichiarato il preside Giovanni Del Bene. Questo perché “una formazione multiculturale è più ricca di una monoetnica” e una volta superate paure e pregiudizi, la presenza di allievi stranieri, e di religione diversa dalla nostra, diventa un valore aggiunto.
La scuola è aperta anche il sabato per scambi culturali e gare sportive. Il martedì e il giovedì ci sono i corsi di italiano gestisti da nonne e mamme italiane. Anche i genitori si sono dati da fare. Prima hanno creato un comitato, poi nel 2007 alcuni di loro si sono uniti nell’associazione “Cadorna” per promuovere attività di vario tipo: dal calcio all’hip hop, dalla capoeira al basket, dalla chitarra alle lingue straniere.
Sono molti gli istituti che partono da una situazione simile a quella del Cadorna, dove ad esempio l’affissione del crocifisso non è così scontata. Di conseguenza, nel rispetto delle altre religioni, spesso in questo periodo si scelgono vie alternative ai tradizionali festeggiamenti di Natale, come i classici canti. In una scuola di Parma, ad esempio, non ci sarà la solita recita, spiega Francesca Gavazzoli, direttore di Parmainfanzia, ma una “rappresentazione che farà riferimento a valori come amicizia, rispetto e condivisione, senza canti di Natale o rappresentazioni del presepe”.
Le ore di attività alternativa
Nelle scuole multietniche diventa molto importante anche la gestione delle ore della così detta “attività alternativa“. Dal 1984 l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) nella scuola pubblica ha cessato di essere curricolare, per divenire facoltativo. Troppo spesso le ore di alternativa finiscono per essere di fatto “ore buche”, soprattutto perché i docenti preposti incontrano difficoltà a costruire percorsi didattici strutturati.
La Scuola Statale Sperimentale Don Milani di Genova ha organizzato e coordinato un progetto di rete tra docenti intitolato: “L’insegnamento di Attività alternativa: quali prospettive?”. Ne sono emerse diverse soluzioni per i ragazzi che non intendono fare religione: la non presenza a scuola durante le ore di Irc, lo studio individuale con l’assistenza di un docente, lo studio individuale senza l’assistenza di un docente, lo svolgimento di attività didattiche e formative alternative all’Irc.
Insegnare l’Islam nelle scuole: si può
Quest’ultimo punto è il fulcro della discussione. La proposta più importante, non ancora concretizzata, è quella di fornire un’educazione religiosa completa, che comprenda insegnamenti dell’Islam o di altre forme di culto. Se ne era parlato nel 2009, quando Adolfo Urso, viceministro allo Sviluppo economico, propose di introdurre l’ora di Islam a scuola come alternativa a quella di religione cattolica. L’Unione delle Comunità islamiche in Italia non condivise pienamente la proposta, sottolineando come sarebbe meglio che l’insegnamento confessionale del Corano continuasse ad essere svolto nelle comunità religiose. La proposta ricevette molti dissensi e qualche consenso (sia a destra sia a sinistra).
Le parole di Urso appaiono quanto mai attuali anche oggi: “L’ipotesi di introdurre l’ora di religione islamica è esplicitamente prevista dalla legge di attuazione del Concordato del 1929 e confermata dalla revisione del 1984. Il problema non è combattere l’Islam ma il fondamentalismo prima che esso abbia la meglio sulla nostra società“. Oggi più che mai, soprattutto in determinati contesti multietnici, sembra necessaria un’ora di storia delle religioni, che alfabetizzi i nostri ragazzi anche in campo religioso, senza discriminare nessuno, favorendo il dialogo e l’integrazione
Accoglienza e integrazione: le scuole del futuro
Se da un lato vi è l’esigenza di appellarsi ai fondamentali valori dell’accoglienza e dell’integrazione, per consentire a tutti i ragazzi di festeggiare il Natale senza discriminare nessuno, dall’altro c’è una costante volontà a difendere le nostre tradizioni, come nella polemica che ha riguardato il presepe e il crocifisso. Esempi vincenti come il Luigi Cadorna, a Milano, e la Don Milani, a Genova, per capacità d’integrazione e soluzioni proposte, appaiono oggi a tutti gli effetti come le scuole del futuro.



