Musica a Milano: nasce una nuova sala prove

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Largo alla musica indipendente. Nelle zone di periferia di Milano nascono sale prova professionali e attrezzate.

La musica è un collante da generazioni e i musicisti cercano sale prova attrezzate dove potersi esercitare e creare il proprio album. Lo scorso 21 febbraio la sala prove Playsound, situata a due passi dallo stadio Meazza, ha festeggiato i suoi primi mesi di attività con una festa. Il direttore, Andrea Rucci, ha invitato artisti emergenti da tutta Italia e la giornalista musicale Giusy Randazzo. Playsound offre un luogo con strumentazione professionale a basso costo per permettere a tutti di accedervi e portare avanti la propria passione.

A Milano mancano le sale prova. Troppo poche le sale prova in una città d’arte, moda e movida come Milano. La voglia di fare musica è diffusa tra i ragazzi e la scuola dell’obbligo non presenta nel suo programma un’offerta valida. Le sale prova si trovano soprattutto nelle zone periferiche della città e i prezzi di affitto non sono adeguati alle realtà popolari che vi abitano. I gestori delle sale prova affrontano costi elevati per creare luoghi insonorizzati e dotati di buona strumentazione e poi si rifanno sui musicisti. Altre sale prova sono allestite in centri educativi come RapInLab in zona Niguarda o MobyDick nel quartiere Olmi.

“Sono importanti le parole in un brano musicale? Bella diatriba che dura da sempre. Fino a poco tempo fa avrei risposto: sì al 30%, no al 70. La mia risposta si può spiegare con un esempio: ti piacciono i Beatles? I Pink Floyd? Bob Marley? La risposta di nove su dieci è: sì. Bene. Cosa capisci delle parole dei testi di ognuno dei gruppi che ho nominato? La risposta di otto persone su dieci è: niente. A meno che tu non sia un americano o un inglese, uno scrittore, un autore, un curioso, la maggior parte della gente sente il motivetto, il ritornello, il reggae che ti fa saltare. E perché gli italiani preferiscono Hard Rock, Metal, Reggae, Funk? Non credo proprio per i testi, ma per la sonorità.” [cit. Renato Caruso]

In Italia non va la musica dal vivo. I musicisti hanno difficoltà a trovare locali disposti a ospitare la loro musica indipendente come intrattenimento di serata. Pub e ristoranti non sono insonorizzati e attrezzati per le esibizioni dal vivo: per i proprietari sarebbe una spesa elevata creare angoli adatti ai live. In Italia, inoltre, a penalizzare i musicisti indipendenti c’è la SIAE: i gestori di locali non possono e non vogliono pagare i diritti di autore sulle canzoni e ricorrono a radio e televisione.

<<La musica ci sarà sempre>> spiega Randazzo. <<La musica è vita, è parte di quello che siamo e delle nostre emozioni. La musica oggi è avvantaggiata: è più facile fare musica grazie alle tecnologie. Il digitale aiuta, ma il fatto che sia facile fare musica non vuol dire che la sua qualità sia sempre a un buon livello. Ai musicisti oggi manca la gavetta, la fatica, la ricerca, aspetti che hanno caratterizzato il percorso  di cantanti storici come Battisti, Mina e Jannacci; questo penalizza i loro testi che appaiono vuoti e si dimenticano in fretta.>>

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