Quando la pubblicità era amata

Carosello in mostra fino al 14 aprile allo Spazio Fumetto di Milano

Carosello in mostra. 3 febbraio 1957, giorno storico per la televisione italiana. Nasce Carosello, il mitico programma televisivo che ha accompagnato e divertito gli italiani per vent’anni. Fino al 14 aprile, Wow Spazio Fumetto di Milano rende omaggio al pioneristico contenitore pubblicitario, riproponendo immagini di personaggi indimenticabili, come il malinconico Calimero, creato dai fratelli Pagot, e la coppia Carmencita e Caballero, nata dalla fantasia di Armando Testa. In mostra pupazzi, modellini, sagome, giochi, dischi, bozzetti, disegni originali, cimeli, giornali dell’epoca, documenti d’archivio, lettere private e naturalmente tanti caroselli tutti da rivedere. Continua a leggere

Cultura fai-da-te a Milano

Mesopotamia: quando l’ufficio diventa un simposio sull’arte contemporanea

A Milano c’è chi la cultura se la fa da sé, tra le mura del proprio studio. Si chiama  Mesopotamia ed è un’idea di due giovani professionisti della comunicazione, Alessandro Nassiri Tabibzadeh, fotografo e videomaker, e Matteo Zarbo, esperto di grafica. Mesopotamia perché si trova nella terra di mezzo: quella tra i due Navigli. E quella tra studio privato e, una volta al mese, laboratorio d’arte aperto al pubblico, dove incontrare artisti ed esperti del settore.

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Giochi da Salotto in mostra a Milano

La storia, gli usi e costumi raccontati attraverso i giochi da tavolo nella vita milanese dal 500 all’800

http://www.youtube.com/watch?v=q6ThAc2dwV0

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Giochi da Salotto Giochi da Osteria - Palazzo Morando - MILANOCirca 150 tavole da gioco esposte al Palazzo Morando di Milano, dal 16 Dicembre 2012 al 3 Marzo 2013. La mostra “Giochi da salotto e giochi da osteria“, a cura di Alberto Milano è una cavalcata nel tempo tra i giochi da tavola più diffusi nella vita milanese tra il XVI e l’inizio XIX secolo.

La rassegna, presentata a Milano, è un viaggio nella tradizione del gioco da salotto, attraverso l’arte della stampa, di eccellenti illustratori.

Il curatore, Alberto Milano, è uno dei maggiori conoscitori e collezionista delle arti di stampa di genere popolare. Egli condurrà i visitatori tra un gioco e l’altro raccontando aneddoti e storie del costume milanese e la cultura dell’epoca.

Alcune delle tavole che troveremo in mostra sono: dama e scacchi, dadi e gioco dell’oca, Tombola e il tipico gioco milanese la Cavagnola. Questi giochi erano al centro delle serate nei salotti degli aristocratici e nelle locande popolari.

La mostra, ad ingresso libero, è aperta al pubblico da martedì a domenica e dalle ore 9:00 alle 17:30. Palazzo Morando – Milano,  Via le dita dal naso, 2
Per info: 02/01010101 – www.sitoweb.it

Giochi milanesi in mostra

Storia e folklore a Palazzo Morando di Milano nei giochi da tavolo tra Cinquecento e Ottocento

http://www.youtube.com/watch?v=q6ThAc2dwV0

Fino a domenica 3 marzo Palazzo Morando ospita una mostra sulla storia del gioco da tavolo a Milano. Frutto di decenni di ricerche da parte del curatore Alberto Milano, “Giochi da salotto – Giochi da osteria nella vita milanese dal Cinquecento all’Ottocento” è un viaggio nella forte tradizione ludica meneghina, seguendo quella fantasia che ha prodotto un’enorme varietà di giochi, riconducibili a poche fondamentali tipologie, ma concretizzatasi in migliaia di divertenti, ingegnose varianti.

Gli oltre centocinquanta esemplari esposti tra stampe, opuscoli, libri, cartelle e tavolieri, oltre a divertire con precise regole e accurati disegni, testimoniano le trasformazioni di cui Milano è stata protagonista nel corso di quattro secoli di storia, tanto nelle osterie popolari quanto nei salotti aristocratici.

Giochi da tempo scomparsi come la cavagnola e altri tuttora esistenti come le carte e il gioco dell’oca raccontano il progredire della civiltà meneghina, in un percorso che intreccia episodi storici, divertenti aneddoti e leggende popolari.


Giochi da salotto, giochi da osteria
nella vita milanese dal Cinquecento all’Ottocento

a cura di Alberto Milano
dal 15 dicembre 2012 al 3 marzo 2013
Palazzo Morando, via Sant’Andrea 6
da martedì a domenica, ore 9.00 – 13.00 / 14.00 – 17.30
Ingresso libero
www.costumemodaimmagine.mi.it

 

 

 

 

 

 

La sfida delle competenze

Grande successo di Volontari per un giorno, una delle più grandi campagna di promozione del volontariato mai realizzata a Milano

L’edizione 2012 ha visto la partecipazione di circa 1.600 volontari144 enti che hanno realizzato 237 progetti 15 imprese che hanno scelto di aderire nella logica del volontariato di impresa, coinvolgendo nell’iniziativa più di mille dipendenti e collaboratori,

Volontari per un giorno – www.volontariperungiorno.it – è un’iniziativa ideata e coordinata da KPMG e promossa da Ciessevi, Banca Popolare di Milano, Fondazione Sodalitas, Un-Guru, Assessorato alla Sicurezza e Coesione sociale, Polizia Locale, Protezione civile e Volontariato del Comune di Milano. La campagna ha ottenuto il patrocinio di Commissione Europea, Comune di Milano e Fondazione Cariplo. Hanno partecipato anche il Forum del Terzo Settore e MilanoAltruista.

L’obiettivo è quello di favorire uno scambio virtuoso tra profit e non profit, in cui tutti possano avere l’opportunità di partecipare alla costruzione di una città più solidale e più condivisa. Ed è proprio in termini di partecipazione che Volontari per un giorno ha voluto lasciare alla Città di Milano un segno concreto di impegno e solidarietà. Durante l’evento conclusivo del 6 febbraio 2013 in Sala Alessi a Palazzo Marino è stata infatti donata al Comune di Milano un’opera ispirata ai valori su cui si fonda Volontari per un giorno e realizzata da NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. L’opera – Caleidoscopia, nel dare il bello – rappresenta i valori e i colori della partecipazione ed è stata realizzata con il contributo di tutti coloro che sono intervenuti all’appuntamento.

La sfida per il 2013 sarà quella di valorizzare le competenze e le capacità individuali degli aspiranti volontari attraverso la possibilità di effettuare delle ricerche mirate sul sito.

«Quella delle competenze è una sfida importante per Milano. Vogliamo sostenere privati e imprese che dedicano tempo e risorse al volontariato con l’obiettivo di rafforzare i legami sociali tra chi vive e lavora sul territorio. Volontari per un giorno è un modo innovativo di promuovere la solidarietà e la cittadinanza attiva, per insegnarci reciprocamente occasioni di bene comune e responsabilità» ha dichiarato durante la consegna degli attestati di merito ai volontari, alle associazioni e alle imprese che si sono distinte nell’edizione 2012, Marco Granelli, Assessore alla Sicurezza e Coesione Sociale, Polizia Locale, Protezione civile e Volontariato del Comune di Milano.

L’arte conviviale di Mesopotamia

A Milano, uno studio di professionisti di giorno, la sera si trasforma in  un luogo di confronto sull’arte contemporanea

Una volta al mese, in mezzo ai due Navigli, capita che ci si trovi a parlare di arte contemporanea. Mesopotamia sono spot, momenti di approfondimento, aperti a chiunque, insieme ad artisti, curatori e addetti ai lavori. Gli ideatori sono un fotografo e un grafico: Alessandro Nassiri Tabibzadeh e Matteo Zarbo. Di giorno condividono uno studio in via Gola con altri tre professionisti della comunicazione. La sera prestabilita lo spazio si trasforma per accogliere impressioni, spunti e suggestioni sul magma informe che ribolle nel mondo dell’arte cittadino e non solo.

In vino veritas. Ci sono pubblico e interlocutori, eppure il risultato non è un incontro frontale. Sarà per il bicchiere di vino che ti accoglie all’ingresso o per l’atmosfera familiare dello studio, di fatto chiunque partecipi a Mesopotamia apprezza l’aspetto informale che ti fa sciogliere la lingua e viaggiare i pensieri. Non sono molte le occasioni che artisti o curatori hanno per parlare dei retroscena del loro lavoro. E altrettanto poche quelle che il pubblico ha di tastare con mano i pensieri di chi, solitamente, non è abituato a esporre la propria faccia. Mesopotamia è uno di questi. Chi non è dell’ambiente potrebbe provare un’iniziale sensazione di estraniamento. Con il passare dei minuti la curiosità aumenta e alla fine è facile lasciarsi trasportare nella conversazione e scoprire che la storia dell’arte non finisce con il Futurismo.

La rete è vincente. I tagli trasversali imposti dal Fiscal Compact stanno investendo tutti i settori della vita delle persone. Uno dei più bistrattati rimane quello della cultura. A quanto pare, però, al venir meno degli investimenti da parte delle istituzioni non è corrisposta un’altrattanta diminuzione dell’impegno da parte di giovani e appassionati che hanno fatto della cultura la base del loro sostentamento. Mesopotamia ne è un esempio lampante. Uno spazio multifunzionale, una rete di conoscenze coltivata nel tempo e ravvivata dall’utilizzo dei social media e la necessità di continuare a parlare e pensare intorno al mondo dell’arte. Sono questi i punti di forza di un progetto che ha costi pari allo zero e un ritorno in termini di stimoli per i più o meno interessati.

 

Sopravvive ai Lager con il calcio

E’ la storia di Ferdinando Valletti, operaio dell’Alfa Romeo e calciatore del Milan, che nel marzo del 1944 venne arrestato e successivamente deportato nei campi di sterminio tedeschi.  

VALLETTI GIUSTA

Nel marzo del 1944 gli operai dell’Alfa Romeo del Portello di Milano diedero vita ad uno sciopero contro il regime nazi-fascista che pagarono con l’arresto e la conseguente deportazione nei campi di sterminio. Tra questi c’era Ferdinando Valletti, all’epoca calciatore del Milan, che trascorse un anno nei Lager di Mauthausen e Gusen dai quali tornò vivo.

LA STORIA DI FERDINANDO VALLETTI – Era il marzo del 1944 quando diversi operai dell’Alfa Romeo del Portello di Milano, furono arrestati e successivamente deportati nei campi di concentramento tedeschi a fronte della loro resistenza al regime. Tra questi c’era Ferdinando Valletti, calciatore del Milan (squadra con cui ha giocato nelle stagioni 1942/1943,1943/1944) al quale non fu perdonato di aver distribuito volantini per conto del movimento operaio in agitazione. Fu prelevato e trasportato prima nel campo di concentramento di Mauthausen, poi in quello di Gusen dove si ridurrà a pesare appena 40 chili. Nonostante le condizioni di vita all’interno dei Lager fossero estreme, Valletti si salvò e ci riuscì grazie al calcio. Le milizie di vigilanza nazista organizzavano spesso partite di pallone tra soldati e a volte anche con prigionieri. Proprio in una di queste occasioni, il lavoratore dell’Alfa ebbe l’opportunità di sostituire un giocatore della formazione delle SS e, grazie alla sua prestazione, si guadagnò così la possibilità di lavorare come addetto alla distribuzione di bucce di patate ai prigionieri del campo. Ferdinando Valletti, una volta tornato a casa, ha continuato a lavorare al Portello ed è morto a Milano nel 2007 dopo una lunga malattia.

L’INIZIATIVA – La zona del Portello di Milano (una volta sede dello stabilimento cittadino dell’Alfa Romeo) diventerà un luogo della memoria e sarà dedicato agli operai (tra cui Ferdinando Valletti) della nota casa automobilistica italiana che durante la II Guerra Mondiale vennero deportati nei campi di sterminio nazisti a seguito del loro impegno sindacale contro le restrizioni imposte dal regime. Lo Spi (Sindacato Pensionati Italiani) con l’appoggio dell’Anpi, ha portato avanti un progetto, chiamato ‘Percorso alla memoria del lavoro’, che è stato avallato dal Comune ed è tuttora in fase di realizzazione.

Nei lager per aver scioperato

Il comune di Milano ricorda gli operai dell’Alfa deportati nel 1944

http://youtu.be/85wGhHqhbDI

Era il 1 marzo del 1944 e gli operai del nord, stanchi e provati dalla guerra, indissero uno sciopero generale di protesta contro il regime fascista. Mentre era in corso l’offensiva tedesco-fascista contro le formazioni partigiane, il Comitato di agitazione del Piemonte, Lombardia e Liguria aveva proclamò lo sciopero generale in tutta l’Italia occupata. Migliaia di lavoratori delle fabbriche del triangolo industriale scesero in piazza, forti della ritirata fascista, per rivendicare i propri diritti e il proprio disappunto. Nei giorni che seguirono la mobilitazione, centinaia di scioperanti vennero arrestati dalle SS e dalla polizia fascista, reclusi e, alcuni di loro, deportati presso i campi di concentramento nazisti di Germania e Polonia. Tra questi una quarantina di operai dell’Alfa Romeo, azienda automobilistica simbolo di Milano e del Portello, deportati a Mauthausen/Gusen. Soltanto cinque di loro riuscirono a ritornare a casa.

Milano sta cambiando la sua fisionomia ma vuole ricordare quegli operai che nel marzo 1944 pagarono con la vita il proprio impegno sindacale. Il Portello non vuole dimenticare. Lo SPI/CGIL, Sindacato Pensionati Italiani, infatti, ha proposto al Comune di Milano l’intitolazione di alcune vie che compongono il nuovo complesso residenziale e commerciale sorto negli ultimi anni al posto della fabbrica, alla memoria di persone, luoghi e momenti storici determinanti per il Portello. La proposta prevede, inoltre, la creazione di un “Percorso del Lavoro”, attraverso il posizionamento di insegne e ceppi che permettano di ripercorrere la storia dei luoghi e dei fatti, e il posizionamento del monumento “L’uomo Libero” ideato dall’artista scultore milanese Mario Robaudi in cima alla nuova “collina verde”del Portello Nord.

Volontari della politica a Milano

Elezioni 2013: la militanza nei banchetti per la prossima tornata elettorale

Ultimi giorni di campagna elettorale. Nelle piazze e nei mercati di Milano e provincia spuntano come funghi gazebo corredati di bandiere e simboli. La gente comune si riunisce per far propaganda a favore del proprio schieramento politico sia per elezioni politiche che per quelle della Regione Lombardia. Sono prevalentemente persone dai 35 ai 60 anni a tenere viva la presenza nei banchetti. Ma anche molti pensionati che, sia perché attivi in passato, sia per senso di appartenenza, sia perché hanno più tempo, dedicano parte della loro giornata alla vita politica. Pochi invece i giovani che, come ha detto una signora ai nostri microfoni, “abbassano la testa” quando passano davanti agli stand improvvisati.


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Il ’44 e gli operai alfisti deportati

http://www.youtube.com/watch?v=l5Vli8jsSKI

Lo SPI di Portello e il Comune di Milano ricordano gli operai alfisti che, nel 1944, furono deportati nei campi di sterminio nazisti a causa degli scioperi e delle rivolte scoppiate in tutta l’Italia del Nord.

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