Stromae, al secolo Paul Van Haver, è un cantante belga, giunto agli onori della ribalta nel 2010 con la pubblicazione del singolo Alors on danse. Da allora, la sua ascesa non si è più arrestata, complice anche
l’uscita del suo secondo disco, Racine carée, nel 2013. La sua musica mescola hip-hop, soul ed elettronica, creando un sound molto ritmato ed orecchiabile, in forte attrito con la crudezza dei testi, spesso impregnati di quella critica sociale che caratterizza l’artista fin dai suoi esordi sulla scena del rap belga. In occasione della data milanese del suo Tour, al Mediolanum Forum Assago il 15 dicembre, siamo riusciti a porgli qualche domanda.
D: Il nome del tuo primo disco, “Cheese”, ironizzava sulla pratica dei sorrisi forzati nelle foto. Ora che hai raggiunto la popolarità, come vivi questa convenzione di facciata? Ti pieghi ad essa o riesci ad eluderla?
D: Sempre in rapporto al mondo “di plastica” del jet set, in questo tour hai scelto di fare la tua entrata in scena facendoti portare sul palco da due bodyguard, come un manichino, in modo da evidenziare l’adorazione feticistica nutrita nei confronti dell’artista. Credi che questo possa contribuire ad attenuare l’eccessivo fanatismo dei fan nei confronti delle loro star preferite?
D: A causa della sottile derisione del rapporto tra pubblico e star, vieni spesso accostato a Lady Gaga. Cosa pensi di questo paragone? Ti infastidisce o ti lusinga?
D: Cosa pensi del fatto che i tuoi brani, caratterizzati da una forte amarezza personale e sociale, vengano principalmente ascoltati in discoteca, uno dei principali luoghi in cui le masse si recano proprio per evadere dai problemi su cui tu invece ti soffermi?
D: Il tuo successo è dovuto, oltre alla qualità della tua musica, anche ad un’operazione di marketing molto forte, con una coerenza ed una cura smodata per ogni particolare, dalla copertina al tuo abbigliamento, dai videoclip ai servizi fotografici. Sei tu in persona ad occuparti della tua immagine o deleghi ad altri questo compito?
D: Nel video di uno dei singoli estratti da “Racine carée”, Formidable, ti fingi ubriaco, creando una sorta di candid camera ai danni di ignari passanti. Hai messo in atto questa farsa anche al Festival di Sanremo, dove il pubblico è rimasto piuttosto scandalizzato. Come hai avuto questa trovata e perché hai trovato opportuno utilizzarla anche di fronte ad un pubblico “ingessato” come quello del Festival?
D: Nel video di Tous les mêmes hai metà viso truccato da donna, e giochi sull’ambiguità uomo-donna all’interno di uno stesso personaggio. Credi che questa androginia narcisistica contraddistingua solo il tuo personaggio o sia una caratteristica della società contemporanea?