Design, creatività, innovazione, condivisione e tecnologia. Sono queste le 5W dei FabLab, le officine per artigiani digitali che stanno prendendo piede in tutta Italia. Da Nord a Sud, questi laboratori di fabbricazione sono realtà sempre più presenti. Spazi aperti alla cittadinanza nei quali si torna a progettare e creare quello che di cui abbiamo bisogno nel nostro quotidiano. Al centro, internet, la cultura open source e la comunità che, secondo i protagonisti del FabLab milanese, “cambierà il nostro modo di guardare al mondo e anche il nostro paese”.
Una nuovo modo di fare economia a Milano?
A Milano, il FabLab è una realtà sempre più presente nel tessuto dell’economia locale. In via Schiaffino, vicino al Politecnico, approdano web designers, architetti, ingegneri, giovani attivi nel mondo della comunicazione. Non solo: il Fablab è anche il regno per gli appassionati del bricolage, i pensionati e i disoccupati che, grazie a questo spazio, possono ricollocarsi e formarsi a una nuova professionalità. Un nuovo modo di produrre che l’Economist ha definito la Terza rivoluzione industriale e che, secondo molti, è una delle vie di uscita dalla crisi.
Cos’è l’economia opensource
I Fablab esprimono un nuovo modo di produrre, che viene definito “economia opensouce”. Il termine si riferisce a tutte quelle pratiche di creazione di un bene, che si basano sulla pratica della condivisione. “Attraverso internet possiamo replicare progetti già inventati” spiega Davide del Fablab milanese “utilizzando software liberi e gratuiti”.
La condivisione della conoscenza come motore di sviluppo e crescita collettiva, quindi. È questo il principio dell’economia opensource che fa dei Fablab la concretizzazione fisica di questo movimento, nato negli Stati Uniti.