Milano, via Seneca 6, quartiere di Porta Romana. Un cine-circolo con sala da 75 posti gestito da un’associazione culturale e un bar dalla forte impronta milanese saranno il biglietto da visita del Cinemino, un luogo che si muove a cavallo tra un cinema di quartiere e un hub internazionale.
Milano non è più così grigia. Capita che all’improvviso si riempia di colore, di suoni e di buonumore grazie alla presenza degli artisti di strada: giocolieri, ballerini, musicisti che cercano di rendere le attese al semaforo e le camminate per le vie del centro più allegre, e spensierate.
Milano, Via Pestalozzi n. 10. In uno spazioso Loft di 500mq sorge Killer Kiccen, dove gli eventi assumono una dimensione fortemente artistica. Qui Lucky Strike, Red Bull e uomini d’affari in doppio petto hanno vissuto l’esperienza unica di costruire eventi e convention ricchi di opere d’arte: dalla street art, all’arte moderna, con elementi pittorici e scultorei di grande valore. Una location che rende possibile fruire l’arte di oggi e di ieri all’interno di un contesto dal quale era sempre stata esclusa, gustando prelibatezze di ogni genere.
Mesopotamia: quando l’ufficio diventa un simposio sull’arte contemporanea
A Milano c’è chi la cultura se la fa da sé, tra le mura del proprio studio. Si chiama Mesopotamia ed è un’idea di due giovani professionisti della comunicazione, Alessandro Nassiri Tabibzadeh, fotografo e videomaker, e Matteo Zarbo, esperto di grafica. Mesopotamia perché si trova nella terra di mezzo: quella tra i due Navigli. E quella tra studio privato e, una volta al mese, laboratorio d’arte aperto al pubblico, dove incontrare artisti edesperti del settore.
A Milano, uno studio di professionisti di giorno, la sera si trasforma in un luogo di confronto sull’arte contemporanea
Una volta al mese, in mezzo ai due Navigli, capita che ci si trovi a parlare di arte contemporanea. Mesopotamia sono spot, momenti di approfondimento, aperti a chiunque, insieme ad artisti, curatori e addetti ai lavori. Gli ideatori sono un fotografo e un grafico: Alessandro Nassiri Tabibzadeh e Matteo Zarbo. Di giorno condividono uno studio in via Gola con altri tre professionisti della comunicazione. La sera prestabilita lo spazio si trasforma per accogliere impressioni, spunti e suggestioni sul magma informe che ribolle nel mondo dell’arte cittadino e non solo.
In vino veritas. Ci sono pubblico e interlocutori, eppure il risultato non è un incontro frontale. Sarà per il bicchiere di vino che ti accoglie all’ingresso o per l’atmosfera familiare dello studio, di fatto chiunque partecipi a Mesopotamia apprezza l’aspettoinformale che ti fa sciogliere la lingua e viaggiare i pensieri. Non sono molte le occasioni che artisti o curatori hanno per parlare dei retroscena del loro lavoro. E altrettanto poche quelle che il pubblico ha di tastare con mano i pensieri di chi, solitamente, non è abituato a esporre la propria faccia. Mesopotamia è uno di questi. Chi non è dell’ambiente potrebbe provare un’iniziale sensazione di estraniamento. Con il passare dei minuti la curiosità aumenta e alla fine è facile lasciarsi trasportare nella conversazione e scoprire che la storia dell’arte non finisce con il Futurismo.
La rete è vincente. I tagli trasversali imposti dal Fiscal Compact stanno investendo tutti i settori della vita delle persone. Uno dei più bistrattati rimane quello della cultura. A quanto pare, però, al venir meno degli investimenti da parte delle istituzioni non è corrisposta un’altrattanta diminuzione dell’impegno da parte di giovani e appassionati che hanno fatto della cultura la base del loro sostentamento. Mesopotamia ne è un esempio lampante. Uno spazio multifunzionale, una rete di conoscenze coltivata nel tempo e ravvivata dall’utilizzo dei social media e la necessità di continuare a parlare e pensare intorno al mondo dell’arte. Sono questi i punti di forza di un progetto che ha costi pari allo zero e un ritorno in termini di stimoli per i più o meno interessati.