Cultura fai-da-te a Milano

Mesopotamia: quando l’ufficio diventa un simposio sull’arte contemporanea

A Milano c’è chi la cultura se la fa da sé, tra le mura del proprio studio. Si chiama  Mesopotamia ed è un’idea di due giovani professionisti della comunicazione, Alessandro Nassiri Tabibzadeh, fotografo e videomaker, e Matteo Zarbo, esperto di grafica. Mesopotamia perché si trova nella terra di mezzo: quella tra i due Navigli. E quella tra studio privato e, una volta al mese, laboratorio d’arte aperto al pubblico, dove incontrare artisti ed esperti del settore.

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Mesopotamia milanese

La doppia vita di un ricercato studio di comunicazione meneghino che si trasforma in conviviale ritrovo per appassionati e professionisti dell’Arte

E’ un piccolo e curato angolo della Milano di una volta quello che accoglie, fra i due navigli meneghini, i visitatori giunti alla ricerca di Mesopotamia, un semplice ufficio di cinque professionisti della comunicazione che, con cadenza mansile, da poco meno di un anno, per eventi specifici, alla presenza di ospiti d’eccezione, prende la forma di un ritrovo conviviale per quanti siano interessati alle ultime novità dell’arte contemporanea.

Molteplici gli appuntamenti che si sono susseguiti nel corso della breve vita di questo spazio giovane e innovativo, ognuno che propone uno sguardo specifico sul complesso panorama dell’arte dei nostri giorni e su i suoi protagonisti: da Anna de Manincor e Martina Angelotti con le loro video-indagini sulle metropoli contemporanee a Cristina Baldacci e Marcella Vanzo e i loro dialoghi su arte e critica, fino all’ultimo evento realizzato in questi spazi, ovvero la discussione con Roberto Pinto sull’utilità della scrittura, dall’irriverente titolo di “A cosa serve scrivere?”

Ma qual’è il fulcro di quest’originale iniziativa, e quali i suoi obiettivi?
Ce lo spiega con semplicità Alessandro Nassiri Tabibzabeh, co-fondatore assieme a Matteo Zarbo di questo esperimento, quando ci illustra che “è un momento di approfondimento sull’arte contemporanea, ed è prevalentemente uno spazio temporaneo“, mentre il suo collega punta il dito sulla curiosità come motore principale che ha spinto i due creativi a cimentarsi in quest’impresa: “Volevamo avere un luogo dove poter ospitare artisti, dei curatori, degli storici, degli esperti d’arte che parlassero di quello che sta succedendo.