Comunicazione sportiva online: l’opinione di Luca Gattuso

Come promesso, eccoci di nuovo per parlare di comunicazione sportiva nel web. In particolare vediamo cosa ne pensa il professor Luca Gattuso, famoso giornalista sportivo radiofonico e docente del corso di Comunicazione Internazionale.

Secondo lei che ruolo stanno assumendo i social network e il web per il marketing sportivo?

Sicuramente un ruolo sempre più importante, tanto è vero che le società di calcio, o sportive in generale, stanno strutturando una parte del loro ufficio stampa e anche marketing sul web. Si punta al miglioramento del rapporto con i tifosi perché questo porta soldi.

Gli introiti per le società di calcio, ma per le società sportive in generale, derivano per lo più dai diritti d’immagine, che tendenzialmente si stanno stabilizzando. La fetta principale, di conseguenza, viene dal marketing sportivo, ovvero dalle vendita di tutto quegli oggetti legati all’affetto dei tifosi (magliette, cappellini, etc.). Fino a oggi il tifoso leggeva sui quotidiani le informazioni che gli interessavano, mentre ora, con l’avvento dei social network, le società hanno la possibilità di contattare direttamente il tifoso, di mandargli direttamente le informazioni con l’obiettivo di stimolare l’acquisto del merchandising.

I primi a sfruttare questa tendenza sono stati i club britannici: per sfruttare l’attaccamento dei tifosi ai colori societari, sono state create mailing list per inviare direttamente le informazioni tecniche. Grazie a questo, si stringe il rapporto tra squadra e i tifosi, spingendo questi ultimi a comprare gli oggetti del merchandising: basti vedere gli stadi britannici o spagnoli dove la maggioranza dei tifosi si presenta allo stadio con la maglia della propria squadra. Ha un costo altissimo, ma i tifosi vogliono la maglia originale. Questo porta nelle casse delle società grandi introiti da reinvestire per il rafforzamento della rosa. Basti pensare alla “marea biancorossa” del Vicente Calderon, in occasione del ritorno dei quarti di finale di Champions League tra Atletico de Madrid e Barcelona Fc.

Quindi, i social network e il marketing sportivo permettono di aggirare i mezzi di comunicazione tradizionali: infatti, oggi le società preferiscono pubblicare le informazioni direttamente sui propri siti, senza comunicato stampa, rendendo l’informazione accessibili a tutti. Se il tifoso è collegato al sito, riceve l’informazione in contemporanea con i giornalisti, mentre prima il giornalista riceveva il comunicato stampa e poi presentava il contenuto ai tifosi.

 Qual’è la strategia comunicativa vincente per una società sportiva?

In primo luogo, essere più vicini e legati al tifoso: il tifoso sarà sempre legato alla propria squadra, e questo legame va sfruttato anche per avvicinare tifosi lontani geograficamente. Le grandi società calcistiche, come Barcellona, Real Madrid e Manchester United, riescono a coinvolgere tifosi australiani, cinesi e del Sud Est Asiatico. L’utilizzo del web (sito web, profili sui social network, mailing list, etc..) in tutte le declinazioni aiuta sicuramente.

Ad esempio, pochi giorni fa, il Manchester United ha attuato una particolare strategia comunicativa, chiamata “Front Row Hangout Campaign”: a bordo campo, al posto dei tabelloni pubblicitari, sono stati messi tabelloni grafici che, grazie ad una web cam, mostrano il volto dei tifosi in giro per il mondo. Così i tifosi da casa loro seguono la partita, ma è come se fossero anche loro ad Old Trafford.

L’obiettivo, per una società calcistica, è quello di valorizzare al massimo la passione dei tifosi sparsi per il mondo: queste persone  compreranno gli oggetti del merchandising, aiutando così ad aumentare il fatturato delle società.

 Secondo lei, qual’è il rapporto tra vecchi e nuovi media nella comunicazione sportiva?

Le nuove generazioni non vivono più i giornali come un punto di riferimento per essere informati: oggi, se succede qualcosa nel mondo, nessuno aspetta il giorno dopo per leggerlo sui giornali, ma ci si butta su internet per capire cosa è successo.

Quindi, dato il drastico calo delle vendite dell’edizione cartacea, i media tradizionali stanno cercando un altro modo di avere un guadagno: ad esempio, Repubblica e Corriere della Sera hanno l’edizione digitale. La sfida è quella di rigirare sul web i guadagni che derivavano dalla pubblicità e dalle vendite in edicola: queste stanno calando, quindi calano anche gli investimenti pubblicitari.

Molti giornali locali sono costretti a chiudere per mancanza di fondi: secondo me, non è pensabile che il giornalismo si riduca al citizen journalism, perchè non è adeguato ai mezzi attuali.

La parte web è molto importante, soprattutto perché ha molta più elasticità rispetto al cartaceo: ad esempio, inserire nel proprio articolo il link all’intervista con un giocatore invece di doverla citare rafforza le parole del giocatore e render più difficili le possibili smentite.

Il problema è economico: al momento, gli introiti pubblicitari sul web ancora non permettono ai media tradizionali di sopravvivere, perché da soli non riescono a sostenere i costi di editing e i giornalisti stessi. Quindi va trovata un alchimia tra vecchi e nuovi media., per ottenere il risultato migliore.

 Per visualizzare l’intervista completa: https://www.youtube.com/watch?v=WVZ7_AVHuYo&feature=youtu.be

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