I dolori del giovane pendolare

“Per la stessa ragione del viaggio viaggiare”

Con queste parole Fabrizio De Andrè descriveva il perenne peregrinaggio della tribù rom Khorakhanè, ossia un viaggio che non è solo spostamento tra due punti fisici, ma che diventa una “Weltanschauung”, con le proprie regole e i propri meccanismi. Lo stesso concetto si può applicare a quella che è la classe sociale più simile ai gruppi rom: i pendolari.

Infatti, che sia per scelta o per causa di forza maggiore, chiunque debba viaggiare per più di un’ora per raggiungere l’università sa che tale traversata bidirezionale è una parentesi giornaliera a sé, un lunghissimo apostrofo ( tutt’altro che rosa) tra le parole “A casa”.

E se anche voi appartenete, o apparterrete a breve, alla categoria Homo Viator, non disperate: qui di seguito vi forniremo tutte le indicazioni per sopravvivere a questo loop quotidiano e, magari, a trarne anche qualche vantaggio.

 

PIANIFICARE IL VIAGGIO ALLA PERFEZIONE

clock

 

Ogni pendolare che si rispetti ha una tabella di marcia rigorosa e affinché essa venga rispettata al meglio sono necessarii alcuni accorgimenti:

 

1. Calcolare i tempi d’arrivo in stazione: la cosa può sembrare banale, ma spesso capita di perdere un treno perché non si è usciti di casa con abbastanza anticipo.

Per far sì che questo non succeda bisogna saper calcolare l’orario giusto in cui partire, tenendo sempre in considerazione le cose da fare prima di uscire (mangiare, lavarsi, etc.) e la possibilità che capitino degli imprevisti, come a Monopoli: sotto questa categoria rientra più o meno qualsiasi cosa, dalla signora al semaforo che non si accorge del verde perché sta guardando l’ultima puntata di Beautiful in streaming sul telefono, al tizio che ha parcheggiato l’Hummer di traverso, occupando 6 posti e costringendovi a mettere la macchina qualche chilometro più in là.

Nel caso non usaste la macchina, ma mezzi più ecologici come la bicicletta, non pensate di essere al sicuro: le intemperie meteorologiche sono sempre dietro l’angolo, cosi come i ladrii di biciclette, che vi costringono ad un processo di imballaggio del mezzo tanto accurato e ingegnoso quanto dispendioso in termini di tempo.

E’ bene quindi tenersi sempre del tempo in avanzo ( anche se aspettate un po’ in stazione non succede nulla…forse), preparando tutto l’occorrente per la giornata la sera prima, in modo da non dover fare tutto di corsa al mattino, rischiando di dimenticare qualcosa e/o di perdere tempo. Nel caso non riusciate ad evitare di essere in ritardo ( la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede bene) e perdiate il treno, almeno cercate di avere un piano B: per esempio, prendere un Intercity, nel caso in cui il treno dopo arrivi troppo tardi. La cosa vi costerà un po’ di più, ma almeno sarete a lezione per tempo.

 

2. Far coincidere gli orari dei mezzi: nel programmare i vostri spostamenti cercate di fare in modo che la fine del viaggio in treno coincida perfettamente ( o quasi) con l’inizio del viaggio in metro/tram/bus/calesse o qualunque altro mezzo dobbiate prendere, ovviamente adattandoli agli orari delle lezioni.

Specialmente nel viaggio di ritorno questo può farvi evitare di perdere parecchio tempo in attesa: perdere un treno perché si è presa la metro più tardi ( anche solo di 5 minuti), potrebbe costarvi delle ore.

Due strumenti fondamentali per questa operazione sono il sito di Trenitalia o Trenord ( ovviamente) e quello dei servizi pubblici, nel nostro caso ATM Milano: essi vi torneranno utili non solo per creare la vostra tabella di marcia, ma anche per ottimizzarla, come vedremo nel prossimo punto. Anche l’account Twitter di ATM (@atm_informa), la pagina ViaggiaTreno e l’app Orario Treni sono estremamente utili, dal momento che forniscono aggiornamenti in tempo reale legati alle linee, ritardi compresi. Se poi volete davvero essere aggiornatissimi e preparatissimi ( e magari sentirvi uniti nel disagio) c’è l’account Twitter @TrenordVictims.

 

3. Imparare ad ottimizzare l’itinerario: lo stesso viaggio dal punto A al punto B può avere tante varianti: tipo di treno, linea della metro, stazione d’arrivo, etc. Sta a voi decidere quale scegliere, basandovi sulle vostre esigenze, ossia costi, tempi e comodità: vi stupireste di sapere quanta gente si fa 10 minuti in più di metro per prendere il treno in stazione centrale e trovare cosi un posto a sedere, cosa che non riuscirebbe a fare se invece salisse ad una stazione più vicina al punto di partenza. Per creare l’itinerario che più vi soddisfa, i siti sopracitati sono un ottimo strumento.

 

4. Rapportarsi con Trenitalia: Trenitalia è consapevole della monotonia della vita da pendolare, per questo ogni tanto vi sorprenderà con qualche numero di magia: quello che va per la maggiore, specie nei periodi di pioggia e neve, è far scomparire un treno per poi farlo ricomparire mezz’ora dopo, anche se a volte, quando ci si mette d’impegno, c’è il caso che il treno non ricompaia proprio, con conseguente stupore del pubblico. Essa inoltre arricchirà il vostro vocabolario con termini come “cancellato”, “soppresso”, “guasto alla motrice”, ed altre espressioni tecniche che non significano nulla se non che dovrete passare del tempo addizionale in stazione. Infine, Trenitalia non vi farà mai sentire soli, facendovi condividere carrozze e vagoni con altre 120 persone (bagagli compresi), quando la capienza massima è 90.

SFRUTTARE AL MEGLIO IL TEMPO IN TRENO

Passiamo ora alla parte dove i mezzi, in particolare il treno, diventano qualcosa di più che un mero servizio di trasporto.

“Come?!” direte voi.

“Semplice!” rispondo io “regalandoci del tempo”. Si, avete letto bene. I servizi ci regalano del tempo.

Mi spiego meglio: uno studente che viene da fuori città passa dai 15 ai 30 minuti in metro e dai 60 agli 80 minuti in treno, per un minimo di 75 minuti e un massimo di 110 minuti di viaggio (attesa esclusa).

E perché questo tempo sarebbe regalato? Perché in tale lasso di tempo “morto” possiamo in realtà svolgere alcune delle attività che ci occuperebbero il resto della giornata. In metro possiamo leggere un libro o informarci sui fatti d’attualità (stando sempre attenti a non mancare la fermata giusta), mentre in treno, essendo seduti (se avete seguito la dritta del punto precedente) e avendo più tempo, possiamo dedicarci allo studio o ai compiti per i vari corsi: è vero che spesso qualche vicino rumoroso, ingombrante o poco amante dell’igiene personale vi renderà le cose difficili, ma questa rappresenta un’ottima occasione di migliorare il vostro “lavoro in situazioni di stress”, cosa che le aziende richiedono spesso: come si fa a non mettere in curriculum la capacità di fare esercizi di tedesco con di fianco una signora che urla al telefono in dialetto bolognese, mentre il suo pargolo dalla forma sferica affronta ogni 2 minuti questioni filosofiche millenarie tuttora aperte (“Dove siamo”, “Quando arriviamo”, “Voglio una merendina”)?

Cosi facendo avrete un po’ più di tempo da dedicare ai vostri hobby o alla vostra vita sociale (sto scherzando, siamo studenti, nessuno di noi ne ha una).

Perciò mettete sempre nello zaino qualcosa da leggere, qualche libro di testo o semplicemente un quotidiano: se non volete darvi allo studio, almeno cercate di ammazzare in tempo in maniera costruttiva.

E se non siete proprio i tipi che si danno alla lettura, allora dormite, facendo sempre attenzione ad un paio di cose: anche se il vostro deficit di sonno sarà enorme ( fidatevi che lo sarà), evitate di farvi una dormita pesante, visto che per essere riposati senza avere quel senso di smarrimento post-pisolo basta una mezz’oretta. Inoltre non fidatevi mai di voi stessi e mettete sempre la sveglia, specie nel viaggio di ritorno, se volete evitare spiacevoli episodi come quello di scendere a Modena anziché a Parma, che, per chi non lo sapesse, stanno a 45 minuti di distanza ( True Story).

 

LO ZAINO DEL PENDOLARE

Arriviamo infine a quell’appendice quasi inseparabile che ogni pendolare deve trascinare con sé, spesso ingombrante ma senza la quale saremmo incompleti. No, non sto parlando della morosa (per i diversamente nordici, la fidanzata), ma dello zaino. Per facilitarvi il viaggio, lo zaino deve essere quanto più possibile facile da trasportare, ma allo stesso tempo deve contenere tutto quello che serve per affrontare una giornata universitaria. Qui le dritte sono poche: la prima è sicuramente quella di organizzare bene il modo in cui riempite la vostra borsa, cosi da occupare meno spazio possibile e da riuscire a trovare tutto anche mentre vi spostate; l’altro accorgimento è quello di scegliere attentamente la quantità di ciò che vi portate appresso. Dal momento che il materiale scolastico ( libri, PC, etc.) non è modificabile, l’unica cosa sulla quale potete agire, purtroppo, è il cibo. Su questa delicata questione esistono due scuole di pensiero:

Mangiare dalle ciotole: è la corrente di chi decide di portarsi il pranzo al sacco e che non ha intenzione di rinunciare al piacere del cibo di casa propria, dovendosi però confrontare con uno scoglio non indifferente: la preparazione del pranzo.

Lo scenario più comune in tal caso è questo: Il mangiatore dalle ciotole si sveglia mezz’ora prima per preparare il pranzo, il che vuol dire che anziché alle 6, la sveglia suona alle 5.30. Intontito dalle 5 ore di sonno ( la sera prima egli è stato in piedi fino a tarda ora per finire un report di economia internazionale), l’aspirante cuoco-comunicatore si mette ai fornelli, convinto di riuscire a preparare un pasto sfizioso, ma dopo 5 minuti tutto ciò che è riuscito ad ottenere è una scodella di latte e cereali abbrustolita. A peggiorare la situazione arriva la madre, la quale, svegliata dall’odore di latte e cerali bruciati e posseduta dallo spirito di Joe Bastianich, insulta il malcapitato con una serie di epiteti danteschi, recitati però in dialetto. Alla fine il nostro eroe potrà solo fare due cose: sperare che la madre prepari qualcosa, spinta da pietà verso la prole, oppure dare una scaldata al pasticcio di verdure della sera prima.

Nel caso voi apparteniate a questa categoria, cercate di preparare cose facili e che possano essere scaldate nei microonde della facoltà, trasportando tutto dentro ai Tupperware, che hanno il pregio di essere capienti ma senza occupare troppo spazio.

 

Andare in mensa: chi usufruisce dei servizi della mensa è chiaramente un individuo che non sottostà alle regole e non si pone limiti, neanche quelli del pranzo: niente zaini appesantiti e niente alzatacce per prepararsi il pranzo, solo la cara vecchia carta moneta. Peccato che questo voglia dire accettare quello che passa il convento ed avere quindi un’enorme fiducia nella qualità dei pranzi in mensa.

 

A questo punto dovreste esser in grado di affrontare la vostra ripetitiva odissea universitaria, perciò l’ultimo suggerimento che posso darvi per evitare la camicia di forza è quello di predisporvi mentalmente allo status di viaggiatori.

Non importa che il vostro modello d’ispirazione sia Kerouack piuttosto che Bilbo Baggins o i wanderers tedeschi: l’importante è accettare il viaggio.

 Alessio Longhi

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