Mangiare nelle ciotole

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Se per caso ti stai chiedendo che cosa vuol dire “mangiare nelle ciotole”, significa che forse non hai mai dovuto combattere per pranzare. Tieni conto che la realtà della Scuola per Interpreti e Traduttori non ha niente a che fare con i numeri della Statale o del Politecnico. E’ vero, siamo quattro gatti, ma pur sempre tutti affamati.

Sono sicura che chi ha già frequentato una piccola università come me ha dovuto affrontare il dramma della guerra per il microonde, e gli sono vicina. Gli sono vicina perché noi di Comunicazione Internazionale lo sappiamo bene: alle 13 c’è la ressa per nutrirsi. Chi si porta un chilo di pasta (come me) chi invece preferisce il risottino integrale o la fetta di torta salata (come diavolo fate a stare in piedi?). Tutti quanti però, ci troviamo in aula studenti alla stessa ora. Appena inizia ad avvicinarsi il momento, intorno alle 12:30, ognuno di noi pensa a quanto vorrebbe avere la faccia nella ciotola.

Ecco che suona la campanella e ci affacciamo fuori dalla classe speranzosi… ma anche oggi eccola lì, la fila. Di solito arriva fino a metà corridoio. E’ da questo  momento che inizia la nostra sofferenza. Quando mangeremo? Come mangeremo? Avremo abbastanza tempo? Rigorosamente in gruppo (per farci forza) ci avviamo e ci auguriamo di raggiungere in fretta la meta: l’agognato microonde.

A questo punto inizia la staffetta: lasciamo le ciotole ai compagni per andare in bagno, perché la pausa pranzo è breve e la fila è lunga.Arrivati al microonde, giochiamo con i lego: per fare prima, mettiamo una ciotola sopra l’altra. Risultato? Il pranzo non si scalda per nulla. Affranti e sconfitti,  torniamo verso la nostra classe e nel tragitto il pranzo si raffredda ancora di più.

Quando ci sediamo, troviamo le posate e siamo finalmente pronti per consumare il nostro pasto, capiamo che, forse, val davvero la pena portarsi un’insalata.

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