C’era una volta un bimbominkia…

C’era una volta un bimbominkia che viveva felice nel suo fantastico mondo virtuale, fatto di chat, Internet e Facebook. Il bimbominkia amava utilizzare con gli amici un linguaggio tutto suo, fatto di emoticon, frasi abbreviate stile SMS e di una grammatica inesistente. Per dimostrare al mondo intero quanto era figo aveva un’arma micidiale: il selfie! Pubblicava ogni giorno una foto di sé: davanti allo specchio, sfondo di gabinetto o bidet, occhiali da sole o sguardo sexy e convincente, labbra a culo di gallina, capelli piastrati e impomatati per bene, pettorali o decolleté in vista, tutto agghindato e pronto per uscire! Riempiva la sua pagina Facebook di tutte queste foto modificate con l’aggiunta di cuori, corone e stelline qua e là, qualche frase a effetto del tipo “io posso e tu no”, “sono la mejo”, “sono un bimbetto monello”, nella speranza di ricevere tanti “like”.

Un giorno il bimbominkia, dopo una delle sue serate in giro con quelli che chiama “amiketti” a suon di musica “tunz tunz”, si trovò a riflettere. Forse sotto quell’ammasso di capelli super piastrati e mechati si nascondeva un cervello pensante: “E se mi iscrivessi all’università?” pensò il bimbominkia. Ecco che, come in tutte le favole che si rispettino, venne in suo soccorso una fata turchina, che di turchino in realtà non aveva proprio niente, ma assomigliava più al cattivo Mangiafuoco. Le sue parole gli furono di grande aiuto: “Devi pensare alla tua identità in rete. Se un giorno vorrai essere qualcuno, sappi che con il tuo comportamento attuale avrai un profilo in rete per niente professionale”, disse la fata turchina.

Il bimbominkia in effetti aveva sempre sognato di studiare Comunicazione internazionale e di diventare un giorno qualcuno di importante. Grazie alla fata turchina capì che Facebook e tutti gli altri social network in cui navigava, un giorno sarebbero stati il suo biglietto da visita per entrare nel mondo del lavoro e al momento non era partito col piede giusto…

Da quel giorno cominciò a stare più attento a quello che pubblicava e a come lo scriveva, cercò di evitare i suoi amati selfie e condivideva cose sempre più sensate. Pian piano rese il suo profilo sempre più professionale. Il nostro protagonista iniziò così ad abbandonare i panni del bimbominkia per vestire quelli di una persona affidabile, acuta e responsabile, che si prepara ad affrontare il mondo del lavoro.

La morale della favola è che, dato che in Internet si trova una quantità immensa di informazioni sempre rintracciabili, bisogna fare attenzione a quello che si pubblica. Finora abbiamo pensato a Facebook, Twitter, Instagram o  a qualsiasi altro social network, come strumenti di condivisione personali in cui poter scrivere e pubblicare tutto quello che ci passa per la testa. Dobbiamo invece essere consapevoli che un giorno questi stessi strumenti potrebbero compromettere le nostre aspettative lavorative o il nostro futuro. Quindi, usate i social network in modo più responsabile e più professionale soprattutto. State attenti alla vostra identità in rete!

 

 

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