La posizione del migrante nella società olandese

Per affrontare al meglio il tema della letteratura “importata” in Olanda, occorre prima capire quale è stata la storia dell’immigrazione nei Paesi Bassi e quale è la situazione attuale. In nostro soccorso arriva la tesi di Monica Maschietto, laureatasi nel 2007 presso l’Università Cattolica di Milano, dal titolo «L’immagine della società multiculturale dei Paesi Bassi nella letteratura in traduzione italiana». Ne riportiamo qui il primo capitolo, dedicato alla posizione del migrante nella società olandese.

IMMIGRATO E SOCIETÀ MULTICULTURALE

1.1 Storia dell’immigrazione nei Paesi Bassi

1.1.1 Cinquecento e Seicento

L’Olanda ha da sempre conservato la reputazione di terra di accoglienza, soprattutto grazie al fatto di possedere un popolo dalla mentalità straordinariamente aperta e tollerante. Nei secoli dell’Umanesimo e del Rinascimento e in quelli della Riforma, si verificarono i primi flussi migratori verso questo paese. Durante il periodo della Controriforma, una dura repressione della corona spagnola, che regnava sui Paesi Bassi, provocò la ribellione delle diciassette province, territorio formato dall’odierno Benelux e una parte della Francia Settentrionale. Le diciassette province successivamente si separarono, dando origine alle Province Unite a Nord (i futuri Paesi Bassi) e le province meridionali (corrispondenti pressappoco al Belgio) a maggioranza cattolica e che rimasero sotto la dominazione spagnola. Centinaia di migliaia di fiamminghi fuggirono verso il Nord e il numero degli abitanti di città come Amsterdam e Leida raddoppiò. Le Province Unite seppero sfruttare il genio creativo degli esuli del Sud, che contribuirono all’architettura delle città in espansione, allo sviluppo delle scienze, della pittura, favorendo la fioritura di una raffinatissima cultura, contrapposta alla decadenza della cultura nederlandese nelle Fiandre. La tolleranza religiosa richiamò nelle Province Unite i perseguitati di tutte le nazioni: gli Ebrei dalla Spagna e dal Portogallo, gli Ugonotti dalla Francia, i Protestanti del Brabante e delle Fiandre e gli Ebrei e i Protestanti dell’Europa centro orientale, inoltre filosofi come Locke e Cartesio. In questa epoca di “rinascita”, nel 1602, venne istituita la Compagnia delle Indie Orientali (VOC) che stabiliva commerci con l’Oriente. Il dinamismo economico restò per secoli il crocevia di consistenti gruppi di cittadini europei, che approdavano in Olanda come lavoratori stagionali o per trovare impiego nella Compagnia stessa.

1.1.2 Novecento

L’afflusso di stranieri destinati ad insediarsi in Olanda o a proseguire verso altre terre subì una flessione nel diciannovesimo secolo per poi riprendere con vigore nel Novecento, in particolare nel secondo dopoguerra, segnato dalla fine dell’epoca coloniale.

Della prima metà del Novecento ricordiamo, nel 1914, l’arrivo dei Belgi nell’Olanda neutrale, a causa dell’occupazione del loro territorio. A questi va aggiunto l’arrivo di molti Ebrei, fuggiti da Austria e Germania, come rifugiati politici negli anni Trenta. Nel 1940 i rifugiati erano circa ventimila, ma durante l’occupazione dei Paesi Bassi, non avendo più la possibilità di nascondersi, molti di essi fuggirono o morirono durante la guerra.

Nella seconda metà del secolo assistiamo all’intrecciarsi di tre flussi migratori, che verranno approfonditi all’interno di questo paragrafo. Nello specifico: il rimpatrio di Olandesi dai possedimenti d’oltremare (compresa la migrazione di persone originarie del Suriname, delle Antille Olandesi e di Aruba); l’immigrazione di lavoratori originari dei Paesi del bacino mediterraneo; l’immigrazione di rifugiati e di richiedenti asilo politico.

La decolonizzazione

A partire dal secondo dopoguerra, il Regno dei Paesi Bassi conobbe una nuova forma di immigrazione, di cui sono stati protagonisti in prima istanza, i soldati dell’esercito coloniale, i rimpatriati, gli abitanti e i funzionari delle ex-colonie, inizialmente provenienti soprattutto dall’Indonesia, poi con particolare accentuazione negli anni Settanta, dal Suriname e dalle Antille.

Dal 1945 al 1965 un totale di circa trecentomila persone (180mila delle quali erano Eurasiatici) si trasferì dall’Indonesia in Olanda. I soldati delle Molucche Meridionali causarono particolari problemi. Questa area cristiana ad Est dell’arcipelago indonesiano era utilizzata dagli Olandesi come base di reclutamento per un esercito locale, per cui questi ex-soldati non erano i benvenuti in un’Indonesia neo-indipendente e per la maggior parte islamica. Per questo, essi e le loro famiglie optarono per emigrare nei Paesi Bassi, dove furono ospitati in campi profughi. La loro integrazione nella società olandese non ebbe successo e non più tardi negli anni Settanta un piccolo gruppo di Molucchesi portò avanti delle azioni terroristiche, poiché riteneva che la loro comunità fosse stata dimenticata dal governo olandese.

La migrazione dal Suriname, dopo la sua indipendenza avvenuta nel 1975, fu meno significativa per quantità, ma presentò allo stesso modo i suoi problemi, in quanto a tutti i Surinamesi fu concesso il diritto di trasferirsi nei Paesi Bassi come cittadini olandesi. Venti anni dopo la sua indipendenza, circa 296 mila persone di origine surinamese erano presenti nei Paesi Bassi e circa il 35% di essi era nato sul suolo olandese.

Si deve inoltre sottolineare che l’Indonesia era composta da asiatici (circa 80 razze diverse), da “neri” (Molucchesi e Papuani) e “gialli”, simili ai Filippini, mentre in Suriname coesistevano tre razze diverse. E’ importante rilevare che dopo la Seconda Guerra Mondiale, la società olandese si presentava come un crogiolo di razze e culture: “bianchi” (coloni olandesi) e autoctoni, meticci, Indonesiani tra cui Cristiani respinti dagli Islamici indonesiani. Questo segnò l’inizio di una società multiculturale, nella quale trovano le proprie radici le critiche condizioni degli odierni Paesi Bassi. Le ex-colonie olandesi Antille e Aruba fanno parte, allo stesso modo, del Regno dei Paesi Bassi e gli abitanti di queste isole hanno la cittadinanza olandese; ciononostante anche il loro arrivo nei Paesi Bassi è popolarmente visto come una migrazione.

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