La posizione del migrante nella società olandese

1.2.1 Il processo di integrazione

Per accenni al processo di integrazione, mi riferirò al saggio del professor Rinus Pennix: Integration: the role of Communities, Institutions and the State6. Nel momento in cui gli immigrati si insediano in un paese, essi devono acquisire un posto nella società, non solo per i bisogni fisici come l’abitazione, ma anche in senso sociale e culturale.

“Integration is the process by which immigrants become accepted into society, both as individuals and as groups”7. Questa definizione di integrazione è deliberatamente lasciata aperta, si sostiene nel saggio, poiché i particolari requisiti per l’accettazione da parte di una società ricevente variano enormemente da paese a paese. La sobrietà di questa definizione sottolinea anche il fatto che l’integrazione non avvenga solo attraverso un gruppo particolare, ma in un insieme di attori: gli immigrati stessi, il governo ospitante, le istituzioni e le comunità.

Innanzitutto, ci sono due parti coinvolte nel processo di integrazione: da un lato gli immigrati, con le loro peculiarità e i loro sforzi di adattamento, dall’altro la società ricevente, in interazione con i nuovi arrivati e le loro istituzioni. Ciò che determina la direzione e il risultato finale del processo di integrazione è l’interazione tra le due parti. Queste ultime si collocano su due diversi livelli; la società ricevente, in termini di struttura istituzionale e nel modo in cui reagisce ai nuovi arrivati, ha molta più rilevanza nell’esito del processo di integrazione. Tale processo non comprende quindi, come spesso si suppone, una mera partecipazione a livello di immigrato individuale, la cui integrazione è misurata in termini di abitazione, lavoro, formazione e adattamento socio-culturale nella nuova società, ma deve considerare anche il livello collettivo dell’immigrato nel gruppo. Le organizzazioni degli immigrati sono l’espressione delle risorse e delle ambizioni che si mobilitano, e anche a questo livello si applica il processo di integrazione. In aggiunta, il professor Rinus Pennix inserisce il livello delle istituzioni, il quale si divide in due vasti ambiti. Il primo comprende le istituzioni pubbliche generali di città o società di ricezione, come sistemi per l’educazione o riordinamenti istituzionali nel mercato del lavoro. Leggi, regolamenti e organizzazioni esecutive sono parte di tali istituzioni. Queste potrebbero però anche ostacolare l’accesso dei nuovi arrivati, o perfino escluderli completamente. Il funzionamento di queste istituzioni pubbliche generali è quindi di rilevante importanza, in quanto è in questo livello che l’integrazione e l’esclusione sono due concetti speculari.

Il secondo tipo di istituzioni appartiene a tipi specifici di gruppi di immigrati, come istituzioni culturali o religiose. Queste istituzioni specifiche potrebbero diventare parte accettata dalla società, comparabili a istituzioni di gruppi nati nel paese, oppure potrebbero isolarsi e rimanere sconosciute ed escluse.

Il meccanismo che lavora a livello dell’individuo, del gruppo e delle istituzioni è differente, ma il risultato in ognuno di questi livelli è chiaramente interrelato. I riordinamenti istituzionali determinano opportunità e obiettivi per l’azione delle organizzazioni. Istituzioni e organizzazioni insieme creano la struttura delle opportunità e/o limitazioni per l’individuo. Per contro, l’individuo potrebbe mobilitare e cambiare il panorama delle organizzazioni, e in ultimo perfino contribuire a cambiamenti significativi nei riordinamenti istituzionali8.

1.2.2 Un paese “pieno”

I Paesi Bassi sono uno degli stati più densamente popolati nel mondo, con 388 ab/km2 nel 2000, secondo le stime delle Nazioni Unite. Gli Stati Membri dell’Unione Europea, ad esclusione di Malta, hanno densità di popolazione molto più basse (a partire dal Belgio con 336, fino alla Finlandia con 15 ab/km2). Pim Fortuyn9, all’apice della sua popolarità, in un’intervista della BBC, affermò: “Dico solo che l’Olanda è un paese piccolo… siamo già sovraffollati, non c’è più posto e dobbiamo chiudere le frontiere”10. Alla fine del 2004, le statistiche olandesi stimavano una popolazione di 16,292,353. Il 19,2% della popolazione, circa 3,1 milioni, era ufficialmente contato nel 2005 come di origine non olandese (con almeno un genitore nato all’estero). L’ultima ondata di migrazione dà all’Olanda l’impressione di avere persone molto più “colorate” rispetto a cinquanta anni fa. Circa la metà di questa popolazione di origine non olandese (1,6 milioni) è rappresentata da immigrati di prima generazione, cioè coloro che sono nati all’estero; i restanti 1,5 milioni sono di seconda generazione – nati in Olanda con almeno un genitore nato all’estero – e, di frequente, possiedono o cittadinanza olandese o doppia nazionalità. La popolazione totale di origine non olandese è di solito divisa tra persone di origine non occidentale (1,7 milioni) e persone il cui paese di origine (o il paese di origine dei genitori) non sono i Paesi Bassi ma si trova comunque nell’Occidente – Europa, Nord America, Oceania, Indonesia e Giappone (1,4 milioni). Il gruppo più ampio dei non occidentali è formato dai Turchi (358,846); più della metà di questa popolazione (163,168) è nata nei Paesi Bassi.

Nel 2004, sono state avanzate 55,600 richieste per visti che permettevano di restare nel paese per tre mesi; questi visti devono essere richiesti da coloro che non sono cittadini UE. La maggioranza di queste domande (73%) è stata presentata per la formazione o la riunificazione di famiglie; tra queste il 53% (21,500) è stata accettata. Il gruppo più ampio dei visti di questa categoria è stato presentato dai Turchi (16%) e dai Marocchini (14%). La quantità più alta di arrivi nel 2004, quando il numero di richieste di asilo accettate era sceso sotto le 10 mila, era composta da persone che avevano lo scopo di formare una famiglia, spesso per sposare o vivere con un partner olandese di origine marocchina o turca. I politici olandesi si accorsero che l’integrazione non era per niente avvenuta, altrimenti gli immigrati e i loro figli avrebbero cercato i loro partner in Olanda. Nel 2004 l’immigrazione totale annuale fu di 94,019, con il numero più altro di arrivi da paesi extra-europei (54,461), seguito dall’Asia (14,849). Circa 20 mila immigrati erano di nazionalità olandese e oltre 3 mila provenivano dalle Antille olandesi e da Aruba11.

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6 Cfr. http://www.migrationinformation.org/Feature/display.cfm?ID=168
Rinus Penninx è Professore di Studi Etnici e direttore dell’Institute for Migration and Ethnic Studies (IMES) presso l’Università di Amsterdam dal 1993. Il suo rapporto “Ethnic Minorities” (1979) per il Dutch Scientific Council for Government Policy (WRR) rappresentò il punto di partenza per le politiche di integrazione nei Paesi Bassi.
7 http://www.migrationinformation.org/Feature/display.cfm?ID=168
8 Il saggio prosegue con l’esposizione di tecniche organizzative e coordinative per la realizzazione del processo di integrazione.
9 Esponente politico che destò numerose critiche a causa delle sue idee sull’immigrazione.
10 Con questa affermazione Pim Fortyun scosse le istituzioni olandesi, contraddicendo il primo articolo della Costituzione che vieta la discriminazione.
11 Cfr. http://www.migrationinformation.org/Profiles/display.cfm?ID=341

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