#ungiornoinCivica: studenti di corsa

N.B.: il testo che segue è ironico (e tutto vero).

Ogni mattina uno studente di Comunicazione Internazionale si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del tram, perché tanto è già in ritardo, la lezione era alle 9 e la sveglia è suonata alle 8.50, “eppure ero sicura di averla messa alle 7”.

Ogni mattina, quindi, uno studente di Comunicazione Internazionale varca la soglia dell’edificio ed esulta per avercela fatta anche quella mattina; anche se in ritardo, anche se sudato, lui è arrivato lì dove nessuno avrebbe immaginato: a lezione.

Questo post sta per raccontarvi chi siamo e cosa facciamo, dicendo tutta la verità, nient’altro che la verità: noi siamo atleti. Ragazzi, c’è scritto Comunicazione Internazionale per darci un tono, ma in realtà siamo la Nazionale Italiana di Atletica, #truestory.

La giornata tipo di uno studente di Comunicazione è di corsa. E voi direte “che esagerazione”, e io vi dico invece che è tutto vero. Neanche noi all’inizio lo avevamo colto, ci era stato detto che avremmo imparato il lavoro del comunicatore, ad essere studenti con esperienza, ma poi abbiamo capito.

LO STUDENTE PRIMA

Lo studente prima è quello di inizio ottobre, fresco, abbronzato, con i sandali e lo sguardo leggero.

La sua giornata tipo per la prima settimana è tranquilla, alla fine ha già programmato tutto: l’abbonamento dei mezzi c’è, i quaderni e il pc per gli appunti pure.

La lezione inizia alle 9.00, e il nostro giovane inesperto si sveglia alle 7.00, riposato e pronto per una nuova giornata. Fa una lauta colazione salutare come la migliore delle youtuber, esce in orario di casa e in metropolitana controlla ancora le lezioni della giornata: dalle 9.00 alle 11.00 Web Communication Tools, dalle 11.00 alle 13.00 Istituzioni Politico Amministrative dei Paesi Anglofoni, poi pausa pranzo fino alle 14.00 e al pomeriggio si prosegue con la seconda lingua, dalle 15.00 alle 17.00. Tutto procede secondo i piani e lo studente ingenuo si ripete: “beh alla fine ho già fatto tre anni di università, so come funziona”. E INVECE NO.

Durante le prime due ore arriva già il primo lavoro da svolgere: “aprite il vostro blog personale”.

Neanche il tempo di riprendersi che scopre di non aver mai saputo nulla sul sistema elettivo della Gran Bretagna mentre pensava di aver letto quell’articolo là su quel giornale là che gli aveva chiarito ogni dubbio. La giornata si conclude con una conversazione in lingua e un “vi manderà qualche esercizio via mail”.

Il dubbio comincia a insinuarsi nella testa del nostro studente, che però non demorde e continua imperterrito a fare finta di nulla per almeno tutta la prima settimana: si sveglia con calma, si porta il pranzo da casa e fa ancora aperitivo con gli amici alle 19.00 del martedì.

Ma di qui a poco le cose cambieranno.

 LO STUDENTE DOPO

Il cambiamento arriva dopo qualche settimana: oltre al blog, alle lezioni, al report di Economia, ai compiti di lingua e al pranzo da preparare la mattina, ora ha anche un progetto di Social Media Management per Liber Liber, i parziali di Marketing e l’esercizio pratico di Negoziazione da preparare.

Lo studente comincia a vacillare: si sveglia alle 8 dopo aver rimandato la sveglia 6 volte, sogna tabelle di Marketing e le primarie US, e al posto del pranzo porta abbastanza soldi per i caffè al bar.

I progetti intanto si accumulano, ma il nostro eroe non rinuncia nemmeno a uno di questi perché sono tutti troppo belli per lasciarli indietro: meglio rinunciare a qualche ora di sonno, “tanto ho 23 anni, che sarà mai”.

Il primo semestre finisce e il secondo inizia già con l’idea di organizzare l’evento Civica Days per l’università, sommato a quello di creare un blog di Diritto Internazionale, oltre a lavorare sul progetto di Liber Liber e a dare gli esami.

A maggio l’aperitivo del martedì sera è ormai un ricordo lontano e lo studente di Comunicazione Internazionale torna a casa ogni sera stanco ma a passo di marcia, perché ormai ha preso il ritmo della giornata. Entra in casa, si schianta sul divano per 5 minuti, guarda il soffitto con gli occhi incrociati ma, nonostante sia distrutto, pensa: “che figata”.

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