Traduzione e intelligenza artificiale

Traduzione e intelligenza artificiale sono i temi dell’articolo La traduzione nell’era dell’IA: nuovi ruoli, nuove competenze, nuova formazione, di Hellmut Riediger e Gabriele Galati, scritto per la rivista Mediazioni dell’Università di Bologna.

Come in molti altri ambiti della vita sociale e lavorativa, l’intelligenza artificiale (IA) semplifica molte attività, rende accessibili servizi prima inimmaginabili, ha il potenziale di integrare e aumentare le capacità umane, portando a una maggiore produttività, maggiore domanda di intervento umano e miglioramento della qualità del lavoro. Allo stesso tempo, però, c’è la preoccupazione che l’IA potrebbe presto diventare pervasiva e rendere marginale, se non superfluo, il lavoro umano. I sistemi di traduzione automatica neurale (in inglese Neural Machine Translation o NMT), diffusi a partire dal 2016, altre tecnologie per l’elaborazione del linguaggio naturale, come ChatGPT diventato noto al grande pubblico alla fine del 2022 , e la gestione dei flussi di lavoro basate sull’IA, stanno avendo un forte impatto su vari aspetti delle professioni linguistiche.
Fornitori di servizi linguistici, professionisti e formatori considerano la traduzione automatica o machine translation (MT) e il post-editing come il fenomeno più dirompente della cosiddetta industria linguistica, che complessivamente cresce in media di circa il 10% all’anno, e la tendenza pare inarrestabile. Il valore del mercato delle varie applicazioni di MT è stato valutato in 400 milioni di dollari nel 2016, e si prevede che raggiunga i 1500 milioni nel 2024. Sono stati calcolati possibili incrementi della produttività che oscillano tra il 40% per la documentazione tecnica, del 35% per testi del settore bancario e addirittura di un sorprendente 36% per i testi letterari.
Tuttavia, tra i professionisti, si continua a percepire anche scetticismo e timore, se non ostilità . Spesso queste opinioni sono dovute a mancanza di formazione specifica. Infatti, secondo molti docenti le nozioni relative alla traduzione automatica e al post-editing fornite dalle università sono insufficienti.
I datori di lavoro, a loro volta, lamentano scarsa conoscenza del mercato e dei processi di lavoro da parte dei neolaureati: la loro preparazione delude un’azienda di traduzione su cinque secondo la European Language Industry Survey. Scuole, università e altre istituzioni formative del settore della traduzione e delle lingue si trovano quindi a confrontarsi con domande impellenti quali per esempio:
Ha ancora senso formare traduttori?
Cosa devono sapere e saper fare?
Come insegnare ai nostri studenti a lavorare e confrontarsi con le tecnologie?
Che altre figure professionali stanno emergendo nell’industria delle lingue?
I nostri programmi e curricula di traduzione sono adeguati?
In questo articolo si fornisce una breve riflessione sull’evoluzione del concetto di traduzione, una sintetica panoramica sui nuovi ruoli, sui nuovi compiti e sulle nuove competenze che stanno emergendo nell’industria delle lingue dal nuovo rapporto tra traduzione e intelligenza artificiale, e quali ricadute questi sviluppi possono o dovrebbero avere sull’insegnamento della traduzione e sui contenuti dei curricula e dei programmi di studio.

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