Tecnologie per la traduzione

Il computer come traduttore

L’uso di tecnologie per la traduzione, ovvero l’applicazione dell’informatica al campo della traduzione ha una lunga storia. Nel 1949 Warren Weaver pubblicò un celebre memorandum, Translation ( http://www.mt-archive.info/Weaver-1949.pdf) in cui delineò le prospettive della traduzione automatica (machine translation, MT) e negli anni ‘50 si diffuse una grande euforia. Eventi come il Georgetown experiment del ’54, quando con un vocabolario di sole 250 parole e sole 6 regole grammaticali fu tradotto in inglese un campione selezionato di frasi russe, fecero pensare che la sostituzione dei traduttori umani con i computer fosse solo una questione di tempo. Ma nel giro di pochi anni gli entusiasmi si smorzarono poiché ci si rese conto che era impossibile raggiungere una traduzione automatica di alta qualità (fully automatic high quality translation). Nel 1966 un famoso rapporto dell’ALPAC (Automatic Language Processing Advisory Committee) considerò i sistemi di MT costosi e fondamentalmente inutili perché la macchina non era in grado di imitare le procedure del traduttore umano. La ricerca rallentò e la MT rimase confinata nell’ambito di grandi istituzioni come l’Aeronautica degli Stati Uniti che a partire dal 1970 adottò il sistema di traduzione Systran o la CEE che nel 1975 approvò un piano che oltre all’uso di Systran prevedeva la progettazione a lungo termine del sistema di MT su larga scala EUROTRA.

Il computer come assistente

Gli sforzi maggiori si concentrarono allora sulla ricerca di altri modi di mettere la tecnologia informatica al servizio del traduttore umano per farle svolgere mansioni che richiedessero minore intelligenza umana. Non più traduzione automatica, quindi, bensì assistenza al traduttore umano nelle attività particolarmente dispendiose e ripetitive, come la ricerca di parole o di frasi già tradotte o la gestione della terminologia.

Le prime soluzioni, negli anni ’70, consistettero essenzialmente in banche dati terminologiche, il cui uso, a causa dei costi elevati, era limitato a poche grandi aziende. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 si cominciò a chiedersi se non fosse possibile realizzare programmi in grado di ricordarsi se una parte di un nuovo testo da tradurre era già stata tradotta in precedenza e di visualizzare questa parte in modo automatico insieme al testo già tradotto. Nasceva così il concetto di memoria di traduzione.

Negli anni ’80 sistemi del genere vennero effettivamente  realizzati per le attività di traduzione interna di alcune grandi aziende. I primi furono TSS sviluppato da ALPS  e Text Tools della società olandese INK¸ poi commercializzato in Germania dalla società Trados. Diverse altre aziende realizzarono strumenti simili a uso interno.

Nella prima metà degli anni ’90 tali pacchetti iniziarono a essere venduti anche al grande pubblico. Nel 1992 esordirono sul mercato Translation Manager/2 (TM/2) di IBM e Translator’s Workbench di Trados. L’anno dopo uscì Déjà Vu di Atril e nel 1994 Star mise in commercio il programma Transit. Con la diffusione dei PC si sviluppò anche la necessità della localizzazione del software, per la quale furono sviluppati nuovi specifici programmi. Tuttavia i prezzi alti (nell’ordine delle migliaia di attuali euro) e gli elevati requisiti hardware ostacolarono a lungo la diffusione di questi sistemi fra i traduttori autonomi, finché alla fine degli ’90 e nel primo decennio del 2000, videro la luce diversi software economici oppure gratuiti come Wordfast (1999), Omega T (2002), Memo Q (2009) o online come Translator’s Toolkit di Google (2008).

Oggi i sistemi di traduzione assistita sono diventati uno degli strumenti fondamentali dell’industria delle lingue. I più notii sistemi CAT (Computer assisted translation) sono SDL Trados, Star Transit, Across, Atril Déjà Vu, incalzati da WordFast, Omega T e Memo Q. Essi comprendono programmi per la gestione di memorie di traduzione, gestione della terminologia, l’allineamento dei file, la gestione del progetto. A questi si aggiungono speciali applicazioni per la localizzazione di software come SDL Passolo.

Nel grafico i più usati secondo una ricerca pubblicata su Proz.com nel marzo 2013

CAT software most used – grafico da Proz.com

Il ritorno della Machine translation

Negli anni ’90 si registrò un rinnovato interesse anche per la MT quando, con ridotte aspettative, i sistemi furono convertiti in prodotti per PC (per es. SYSTRAN , Globalink, Intergraph e Logos) a prezzi accessibili al vasto pubblico . La diffusione del web portò i traduttori automatici on-line, soprattutto per soddisfare il bisogno di traduzioni immediate per le applicazioni di Internet, come la posta elettronica e le pagine web, per le quali è sufficiente una traduzione che renda il senso generale. Nel 1997, la collaborazione tra Systran e AltaVista (nel 2004 acquisita da Yahoo!) diede vita al celebre servizio di traduzione online Babel Fish seguito poi da vari altri come Google Translate (http://translate.google.com), Bing Translator (http://www.bing.com/translator), SYSTRANet (http://www.systranet.com/translate), Babylon (www.babylon.com), Reverso (http://www.reverso.net) e Worldlingo (http://www.worldlingo.com).

Servizi di MT sono oggi integrati negli elaboratori di testi come Word e disponibili anche per i telefoni cellulari. Google Translate per Android, per esempio è utilizzabile come traduttore simultaneo live per tradurre in tempo reale le frasi pronunciate dall’utente.

Oggi i sistemi di MT sono sempre più usati da fornitori di servizi linguistici e servizi di traduzione di istituzioni pubbliche e private. Spesso si sottopone il testo da tradurre al pre-editing ricorrendo a un linguaggio controllato, semplificando la grammatica e restringendo il lessico, oppure si sottopone a revisione umana il testo tradotto in modo automatico (post-editing). Sempre più frequentemente i sistemi di MT sono integrati nei sistemi CAT.

Per approfondire vedi anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *