Le lingue nel Web

Nell’aprile 2013 secondo la società Netcraft risultavano attivi circa 180 milioni di siti, mentre nel’aprile 2011, solo due anni prima, se ne rilevavano circa 106 milioni (http://news.netcraft.com/archives/category/web-server-survey).
Ma quale lingue si parlano in questo enorme mercato online e quali di esse sono quelle su cui puntare?
L’inglese è parlato da circa 1 miliardo e 750 milioni di persone nel mondo, che è dire una persona ogni quattro. Si stimano circa 385 milioni di parlanti nativi in paesi come gli Stati Uniti e l’Australia, mentre circa un miliardo parlano inglese fluentemente nei paesi ex colonizzati come l’India e la Nigeria, e milioni di persone in tutto il mondo lo hanno studiato come seconda lingua.
Su internet si stima che 565 milioni di persone usino la lingua inglese  (Harvard Business review: http://hbr.org/2012/05/global-business-speaks-english/).
Tuttavia la predominanza dell’inglese su internet va erodendosi: mentre nel 1998 le pagine in lingua inglese ammontavano al 75% del totale, nel 2005 erano già scese sotto il 45% (UNESCO 2009 http://unilat.org/Library/Handlers/File.ashx?id=3f4a6a91-8044-4685-88b2-717f453a89af).

Top Internet languages - graficoInternet World Stats (IWS) (http://www.internetworldstats.com/stats7.htm) propone una classifica delle lingue parlate dagli utenti online,(aggiornata a giugno 2010) su una popolazione connessa di circa 2 miliardi di utenti.
Di questi «solo» il 27,3 % è di lingua inglese, mentre il 22,% di lingua cinese, il 7,8% di lingua spagnola, il 5,0% di lingua giapponese, il 4,2% di lingua portoghese, il 3,8% di lingua tedesca, il 3% di lingua francese, il 2,6% di lingua araba, il 2% di lingua coreana.
L’italiano non è presente tra le prime 10 lingue a livello mondiale (meno del 2%), mentre con il 2,4% nel 2008 vi era ancora compreso.
In questa tabella invece è interessare notare i tassi di crescita nel decennio delle lingue: arabo, russo e cinese, hanno visto aumentare prepotentemente la loro presenza online.

I dati che abbiamo visto però offrono una visione parziale. Sono indici demografici che stimano il numero di utenti online in rapporto al totale della popolazione di un bacino geo-linguistico, ma non ci dicono nulla sul valore economico della scelta linguistica.

Dovendo scegliere tra più combinazioni linguistiche in cui tradurre il mio sito, qual è la lingua con più potenziale economico?

T-Index, indice statistico ideato dal language service provider Translated,  è stato sviluppato proprio per aiutare le aziende a valutare il potenziale economico della traduzione in una lingua.
Infatti nel suo indice è inclusa la quota di PIL pro capite per utente internet, oltre a indicazioni sul livello di censura che potrebbe limitare l’accesso a internet di alcuni Paesi (per es. Corea del Nord), il che aiuta identificare il valore potenziale del mercato relativo al bacino geo-linguistico scelto.
In questo modo quando si deve scegliere tra due potenziali mercati, il T-Index aiuta anche a identificare la combinazione migliore di mercato e lingua nella quale investire per raggiungere nuovi clienti online.

Attualmente (dati 2012)  gli Stati Uniti sono il mercato con il più alto potere d’acquisto sul web con un T-Index del 22,5%. Coprono 245 milioni di utenti internet con un PIL medio pro capite di 58.751 dollari.

T.index primii 5 Paesi

I primi cinque Paesi della classifica T-index 2013 sono Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania e Regno Unito: insieme costituiscono il 50% del potere d’acquisto mondiale.
Se guardiamo le successive cinque posizioni troviamo Francia, Brasile, Russia, Corea del Sud e Italia. Se arriviamo fino alla ventunesima posizione, dove troviamo la Polonia, l’insieme di questi paesi copre l’80% del potere d’acquisto mondiale.

T-Index 21 Paesi
Tuttavia secondo la proiezione T-Index, la Cina, ora al secondo posto, potrebbe spodestare gli Stati Uniti dal primo posto nel 2016, passando da una quota di mercato pari a13,5% del 2012 a una quota di mercato del 20,1% rispetto al 15,6% del paese nordamericano.
Il Giappone oggi al terzo posto vi rimarrebbe fino al 2016 nonostante la variazione in negativo della quota di mercato rispetto al 2012 pari al -26,9%.
Nel 2013, il Brasile potrebbe salire al quinto posto davanti a Regno Unito e Francia, con una variazione della quota di mercato stimata del +16,1%, mentre nel 2016 potrebbe passare al quarto posto, lasciandosi alle spalle anche la Germania per la quale è attesa una variazione in negativo rispetto al 2012 del -15,2%. Il Regno Unito potrebbe passare dalla quinta all’ottava posizione nel 2016 con una variazione della quota di mercato del -5,9% rispetto al 2012.
I paesi emergenti Cina, Brasile, Polonia, Russia, India/inglese, Nigeria e Vietnam nella previsione 2016 sono tutti in ascesa. A crescere di più rispetto al 2012 sono Nigeria (+55,6%), Cina (+48,8%), Vietnam (+43,3%), Brasile (+35,4%) e Polonia (+30%).

Questa presentazione dei dati per Paese non sembra riservare grandi sorprese a chi è abituato a scorrere le pagine del Sole24ore.
La tabella è invece sorprendente quando vengono aggregati i dati economici dei Paesi e le lingue di riferimento.
Inglese (T-index 32,3) , cinese semplificato (13,7), spagnolo (7,3)  rappresentano il 50% del potere di acquisto mondiale.
Aggiungendo giapponese (6,3), tedesco (5,4), francese (4,4), portoghese (3,5), russo (3,3), arabo (3,3) e italiano (2,4) arriviamo a coprire l’80% del potere d’acquisto mondiale.
T-Index Lingue
Come usare questi dati del T-Index in una situazione reale?

Esempio 1
Un’azienda con sede in Inghilterra specializzata in articoli per sport invernali ha un sito web in inglese e vorrebbe tradurlo in un’altra lingua europea. Dopo un’indagine di mercato, il responsabile marketing capisce che i suoi prodotti avrebbero successo in Germania, Svezia e Norvegia. Consultando il T-Index scopre rapidamente che la Germania, con una quota di mercato pari al 4,6%, è il mercato con maggiore potenziale online perché copre 67.483.860 utenti Internet con un PIL medio pro capite di 43.476 dollari.
Esempio 2
L’attuale sito EXPO MILANO 2015 è offerto in tre lingue. italiano, inglese e francese. Insieme hanno un valore di T-index di 39,1.
Il sito di RAI EXPO invece era offerto inizialmente  in italiano, inglese, e cinese con un valore di T-index 48,4. La recente aggiunta dello spagnolo lo ha portato avere un valore di T-index 55,7.
Il sito RAI EXPO ha fatto una scelta ragionata per avere la massima diffusione a livello mondiale in linea con le necessità linguistiche del pubblico atteso per la manifestazione. Il sito EXPO MILANO 2015, invece, ha fatto una scelta convenzionale badando forse più alle necessità istituzionali e meno a quelle del pubblico reale che dovrebbe trovare informazioni sulla manifestazione nel sito.
In entrambi i casi manca il tedesco (5,4) che è comunque la lingua con più utenti madrelingua in Europa.

Come abbiamo visto scegliere in quali lingue tradurre il proprio sito non è scelta che può essere lasciata al caso o fatta in modo convenzionale. Può essere un fattore di successo determinante per attrarre visitatori sul nostro sito .La traduzione nelle lingue giuste, ossia quelle che danno più opportunità di essere conosciuti nei mercati più rilevanti per il proprio business,e -aggiungiamo- la qualità della traduzione stessa è senzaltro elemento molto significativo per ogni azione di web marketing.

One Comment

on “Le lingue nel Web
One Comment on “Le lingue nel Web
  1. Complimenti bell’articolo. Sono pienamente d’accordo con l’articolo. Infatti, la scelta di tradurre un sito web ha bisogno di una vera indagine di marketing. Non tutti i prodotti e servizi sono adatti per ogni mercato, E non tutti i prodotti e servizi possono essere presentati nello stesso in altri paesi. Questo avviene per la diversità di culture e tradizioni. Da non dimenticare anche le diverse leggi vigenti in un dato paese.

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